Il Sanscrito

saṃskṛtam (संस्कृतम्) o, in breve, sanskrit o saṃskṛtā vāk (संस्कृता वाक्) è un’antica lingua sacra della regione di bharatavarsha (attualmente India, Pakistan, Bangladesh, Afghanistan, Nepal, Bhutan, Ladakh, Sri Langka e parte del Tibet), cioè la lingua dell’Induismo e dei Veda e della letteratura classica dell’India.
Il nome Sanskrit significa ‘rifinito’, ‘consacrato’ e ‘santificato’.
È sempre stato considerato un linguaggio elevato ed usato essenzialmente per discorsi religiosi e scientifici.

Vi sono attualmente centinaia di milioni di persone che lo parlano, ma la sua importamnza va ben al di là di questi numeri.
É il più antico linguaggio conosciuto. É anzi considerato la vera origine di tutti i linguaggi; la lingua da cui tutte le altre si sono evolute. I Vedas, comunemente accettati come i primi testi scritti dell’umanità, sono scritti in Sanscrito.

Fra gli Indiani è profondamente radicata la credenza che il Sanscrito fosse la lingua dei Devas (divinità), ed è questo il motivo per cui durante il periodo Vedico (6.000 – 8.000 anni fa) era conosciuto col nome Daivi Vak (la lingua divina).
Panini, il grandissimo grammatico, strutturò questa lingua con la sua grammatica nel settimo secolo prima di Cristo e da quel momento ci si riferì ad essa col nome di Samskritam.
Numerosissimi sono i lavori culturali, spirituali e scientifici scritti in questo antico linguaggio. Tutta la letteratura classica Veda fu scritta in Sanscrito, inclusi i testi classici di Yoga, il Vedanta e altri saggi spirituali e filosofici antichi. Sempre in Sanscrito si trovano testi storici, astrologici, astronomici, di medicina, architettura e fisica.

La lingua è estremamente regolare, quasi matematica nella sua grammatica e formulazione. Come già detto è considerata la lingua degli Dei. La scrittura è chiamata Devanagari, che significa ‘usta nelle città degli Dei’.

Le parole vengono costruite partendo da un certo numero di radici, ciascuna delle quali è considerata avere una qualità intrinseca che incarna il significato stesso, e quindi non è un semplice simbolo.

Il suono è considerato il più sottile di tutti i cinque elementi e il suo controllo può manipolare la materia, come avviene tramite il canto dei Mantra.

Essendo il più antico linguaggio del mondo, il Sanscrito fu per tre millenni la lingua franca del subcontinente indiano. la lingua della scienza, del sapere, della spiritualità e della cultura. È il linguaggio delle Scritture Hindu, dei Vedas, delle Upanishad, della Bhagavad Gita, del Mahabarata, del Ramayana e dei Puranas. La letteratura Sanscrita è probabilmente la più ricca nella storia dell’umanità. La parola Sanscrito letteralmente significa ‘la Lingua Perfetta’ o ‘il linguaggio portato alla perfezione formale’. È un nome altamente appropriato se si considera che la NASA lo ha dichiarato come ‘l’unico linguaggio non ambiguo del pianeta’. E recentemente alcuni scienziati hanno espresso l’idea che il Sanscrito sia la lingua migliore da usare nel mondo dell’informatica.

Il Sanscrito è la base di molte lingue moderne indiane – Hindi, Gujarati, Marathi, Punjabi – così come del classico Prakrit e delle lingue delle scritture Buddiste, del Pali. Ha influenzato il Francese, il Tedesco, il Russo, l’Inglese, le lingue del Sud Est asiatico come il malese, il giavanese, il Cambogiano, il vietnamese, il tailandese e il filippino.

In esso ritroviamo molte antiche forme di parole come ‘father’, ‘through, ‘shampoo’, ‘trigonometry’ e ‘mouse’, mentre centinaia di parole sanscrite, come ‘guru’, pundit’, ‘dharma’, ‘bandh’ e ‘yoga’ si trovano nel dizionario di Oxford.

Il Sanscrito, come molte altre lingue Indiane e del Sud Est asiatico, usa come alfabeto il Devanāgarī.

Il Devanāgarī è un alfabeto fonetico che consiste in tredici vocali (svara) e 34 consonanti (vyanjana). É conoscito come una scrittura sillabica – ogni lettera ha un suono univoco e costituisce una singola sillaba di ogni parola. Si scrive da sinistra a destra e non usa maiuscole e minuscole. La maggior parte delle lettere ha una linea in alto. Quando si scrivono parole questa linea generalmente si estende sopra l’intera parola. Ci sono comunque alcuni casi in cui una singola lettera può interrompere la linea.
Contrariamente all’inglese dove ogni consonante ha un suono (b = bi, f=effe, ecc.),in Sanscrito le lettere che rappresentano una consonante incorporano il suono a (pronunciato ah – ka, ta, pa, ecc.) rendendo ogni simbolo una singola sillaba. La vocale ‘a’ può essere rimpiazzata da qualsiasi altra vocale con l’aggiunta di simboli extra.
Le consonanti possono essere congiunte. Ve ne sono migliaia, la maggior parte combinazione di due o tre consonanti. Ma ve ne sono anche con quattro e, almeno una, con cinque.

Storia

La tradizione Vedica ci informa che gli esseri umani nell’antichità erano fisicamente e intellettualmente molto più abili che non ai nostri giorni. La conoscenza era trasmessa per via orale dal momento che i discepoli erano in grado di memorizzare qualsiasi cosa avessero sentito per una volta. Per questo motivo la scrittura non era assolutamente necessaria. Ma all’alba della nostra era – il kali yuga – la mente umana si è degradata sempre di più e un po’ alla volta ha perso tutte le sue buone qualità. La durata della vita è diminuita e con la perdita della memoria l’antico sistema di trasmissione del sapere non era più applicabile. Per evitarne la decadenza, la saggezza Vedica doveva essere conservata in forma scritta. Ciò avvenne circa 5.000 anni fa per merito dell’incarnazione divina Shri Vyasadeva. Fu lui a comporre la letteratura vedica che noi conosciamo, e precisamente i quattro Veda, le Upanishads, i Puranas e il Mahabharata. Egli pertanto non creò alcuna nuova conoscenza, ma cercò semplicemente di preservare l’originale conoscenza umana per le generazioni a venire.

A quel tempo devanagari era la lingua dell’intera popolazione civilizzata della terra. Ma a causa della mancanza di esercizio e alla poca cura della pronincia, il popolo ignorante cominciò a sviluppare numerosi dialetti. Prima di allora questa decadenza linguistica era stata con grande cura evitata perchè era ben risaputo che il potere materiale e spirituale di un linguaggio dipende in grande misura dalla sua purezza. Ora comunque nascevano molti dialetti che, deviando sempre più dall’originale, non potevano più essere chiamati devanagari.Ne derivarono nuove lingue, chiamate prakrta.

Con l’avanzare del kali yuga qusti dialetti praktra si diffusero sempre più sino a superare il linguaggio puro originale. Infine furono adottati anche dalle classi colte. I saggi ed i discepoli del tempo si allarmarono. Insieme al loro linguaggio videro la decadenza anche della cultura Vedica. Per questo motivo profusero enormi sforzi e tempo per costruire una grammatica standardizzata con l’intento di preservare la lingua devanagari nella sua originale purezza. Sebbene sino ad allora ciò non fosse stato necessario, ora questo sforzo sembrava l’unica possibilità per controbilanciare il decadimento culturale, intellettuale e spirituale della società.

Il più importante, e quello che ebbe maggior successo, tra questi grammatici, fu Panini. La sua grammatica supera tutte le altre per solidità e precisione, divenne lo standard e rimase indiscussa sino ai nostri giorni. Panini riuscì ad unire il linguaggio originale devanagari aud una rete esatta di regole, preservandolo perciò per i posteri. Da quel momento la lingua fu chiamata Sanskrit, che significa ‘associato, rifinito’.

Secondo i Veda, il Sanscrito non è il risultato di qualche lingua prakrta, ma sono quete che sono state sviluppate dall’originale linguaggio Snscrito, chiamato Devanagari. Al giorno d’oggi il sanscrito non è altro che il tentativo riuscito di conservare l’antico linguaggio e di prevenirne futuri cambiamenti. E lo sviluppo della scrittura no è affatto visto come un progresso della civilizzazione umana, ma piuttosto come un sintomo della degradazione continua delle qualità umane.

Secondo la tradizione il Sanscrito è il linguagio originale dei Vedas. Essi sono stati trasmessi direttamente dal mondo spirituale all’alba della creazione. Per questo il loro linguaggio ha il potere di connettere chi recita e chi ascolta i mantra e gli sloka con l’eterna relatà spirituale.- in maniera speciale se i mantra contengono uno dei numerosi nomi di Dio. Di conseguenza il Sanscrito produce una vibrazione sonora trascendentale che è in grado di liberare le entità viventi dall’esistenza materiale chiamata samsara, il ciclo di vite e di morti.

Oggi, mentre siamo costretti da sempre nuove scoperte archeologiche a spostare all’indietro l’origine dell’uomo, questa versione non appare assurda. O quanto meno non vi sono evidenze concrete per scartarle come mitologica.

Non ha importanza comunque se accettiamo l’opinione accademica o la versione fornita dai Veda. Noi non possiamo guardare al Sanscrito che come ad uno dei grandi linguaggi culturali del pianeta. Ha influenzato molte zone del nostro pensiero e della nostra cultura ed è ancora parlato da molti discepoli dentro e fuori dell’India. Senza conoscere la cultura Sanscrita, L’india attuale e le sue tradizioni non potrebbero essere comprese.

Fino al 1100 dopo Cristo il Sanscrito fu senza interruzioni la lingua ufficiale dell’intiera India. La sua dominanza è dimostrata da una ricca letteratura di diversi generi tra cui la religione, la filosofia, le favole, i racconti, la scienza, la legge e la politica.

Al tempo dell’invasione mussulmana, il Sanscrito venne gradualmente rimpiazzato da lingue comuni patrocinate dai mussulmani allo scopo di sopprimere la tradizione culturale e religiosa dell’India per suppiantarla con la propria. Ma non riuscirono ad eliminare l’uso letterario e spirituale del Sanscrito. Persino oggi in India vi è un forte movimento che chiede il ritorno del Sanscrito come lingu aufficiale dell’intiero Paese. Il Sanscrito infatti, essendo un linguaggio derivato da semplici radici monosillabiche a cui vengono aggiunti prefissi e suffissi in base a precise regole grammaticali, ha un’infinita capacità di crescere, adattarsi ed espandersi in base alle richieste di un mondo che si evolve rapidamente.

In questi ultimi due secoli la letteratura sanscrita è stata arricchita da un vasto vocabolario di nuove parole. Sebbene queste aggiunte siano tutte basate sui principi grammaticali del Sanscrito, e per la maggior parte composte da radici sanscrite, vi sono anche contributi derivanti dall Hindi e da lingue internazionali. Ad esempio per la parola televisione si è creata la parola duradarshanam, che significa ‘ciò che provvede la visione di quello che è distante’, e che deriva interamente da radici sanscrite; per la parola motocicletta, invece, si usa invece motaryanam che deriva dall’inglese..

Oggi vi sono almeno una dozzina di periodici in sanscrito, un’agenzia di notizie, la All-India-News, che trasmette in Sanscrito, la televisione che trasmette programmi e films in sanscrito, un villaggio di 3.000 abitanti in cui si parla solo sanscrito e un’infinità di piccole comunità sparse in tutta l’India insieme ad alcune scuole dove il sanscrito è la lingua utilizzata. Il sanscrito moderno è vivo e in buona salute.

La cosa straordinaria riguardante il sanscrito è che esso offre a ciascuno l’accessibilità a quel livello elevato dove la matematica e la musica, il cervello e il cuore, la mente analitica e quella intuitiva, la scienza e lo spirito si uniscono diventando un’unica realtà.

Come già detto la NASA ha dichiarato il sanscrito come l’unica lingua del pianeta non ambigua (e quindi più adatta per l’uso nell’informatica). Tale giudizio appare in un articolo, intitolato

[http://www.vedicsciences.net/articles/sanskrit-nasa.html||Sanskrit &
Artificial Intelligence]

, apparso nel periodico AI (Artificial Intelligence) nella primavera del 1985, scritto dal ricercatore della NASA Rick Briggs:

“Negli ultimi vent’ann, molto tempo sforso e denaro è stato impiegato nel disegnare una rappresentazione di linguaggi naturali non ambigua per renderla accessibile al calcolo computeriale. Questi sforzi si sono accentrati nel creare schemi disegnati da relazioni logiche parallele con relazioni espresse dalla sintassi e dalla semantica di linguaggi naturali, che sono chiaramente poco adatti e ambigui nella loro funzione di veicoli per la trasmissione di dati logici. É comprensibile quindi che sia molto diffusa l’idea che i linguaggi naturali non siano adatti alla trasmissione di molti concetti che il linguaggio artificiale può rendere con grande precisione e rigore matematico. Ma questa dicotomia (dualismo) che è servita come premessa per molti lavori nell’area della linguistica e dell’intelligenza artificiale, è falsa. C’è almeno una lingua, il Sanscrito, che è stato per circa un millennio una lingua parlata, con una considerevole letteratura propria. A fianco ad opere di valore letterario, vi è stata una lunga tradizione filosofica e grammaticale che continua ad esistere con pari rigore anche ai giorni nostri. Tra le realizzazioni dei grammatici si può ricavare un metodo per trasformare il Sanscrito in una maniera che è identica non solo nell’essenza, ma anche nella forma con gli attuali lavori sull’intelligenza artificiale. Questo articolo domostra che un linguaggio naturale può servire anche come linguaggio artificiale e che la maggior parte del lavoro nell’intelligenza artificiale è stato il reinventare una ruota che esisteva già alcuni millenni fa.”

Questa scoperta è di enorme significato. É sbalorditivo pensare che abbiamo a disposizione un linguaggio che è stato parlato per almeno 5.000 anni e che sembra essere sotto tutti i punti di vista il linguaggio perfetto per la comunicazione più alta. Ma l’aspetto più straordinario è che secondo la NASA, attualmente il centro di ricerca più avanzato nel mondo, ha scoperto che il sanscrito, la lingua spirituale più antica, è anche l’unico linguaggio del pianeta privo di ambiguità.

Basato su radici sonore e vibrazioni dell’universo.
Come la fisica quantica ci ha rivelato, tutto e ogni cosa consiste di vibrazioni. L’essenza primaria di qualsiasi oggetto o fenomeno può così essere pensata come il suo caratteristico, unico (oppure composto) schema di vibrazione.

Si dice cje il Sanscrito stesso sorge dalle varie radici sonore o dalle vibrazioni dell’universo. Le varie vocali e consonanti che costituiscono le parole sanscrite rappresentano queste radici sonore, conosciute come bijas. In stati di profonda risonanza con il cosmo (in altre parole in meditazione), i Rishis, gli antichi scienziati spirituali, potevano percepire questi suoni bijia; e da questo profondo senso di percezione, essi riconoscevano i suoni inerenti a ciascuna cosa.

Una parola sanscrita, pertanto, non è semplicemente un nome scelto per indicare qualcosa, ma il riflesso del suono inerente tale oggetto, concetto o fenomeno. In realtà la giusta, o meglio perfetta, pronuncia delle parole sanscrite può replicare l’esatta natura o essenza di ciò a cui ci si riferisce.

Si dice anche che in una mente perfettamente pura, l’udire la parola sanscrita, pronunciata in maniera perfetta, fa apparire come risultato l’immagine dell’oggetto, dell’idea, eccetera, anche se tale oggetto, idea, eccetera, non era mai stato visto nè era mai stata udita una sua descrizione. Similmente la perfetta pronuncia di una parola snascrita ha il potere di manifestare e/o influenzare l’oggetto corrispondente. Il Sanscrito, proprio per questa ragione è chiamato ‘il linguaggio perfetto’.

Questa è in sostanza l’essenza di uno dei principi che nella tradizione vedica riguardano il canto dei mantras. Oggi vi sono solo pochi che posseggono la conoscenza e l’abilità di una ‘perfetta pronincia’. E ancora meno che abbiano una mente sufficentemente pura da essere in grado di ricevere l’innata verità di questa lingua ascoltandola.

Il Sanscrito è il linguaggio del mantra
Parole di potenza che sono sottilmente sintonizzate con gli schemi non visibili di armonie della matrice della crazione, del mondo non ancora formato.

Vak (parola) incorpora sia il senso della voce che della parole. Ha quattro forme di espressione. La prima, para, rappresenta l’idea cosmica che sorge dall’assolota, dalla presenza divina. La seconda, pasyanti (vedere), è vak come soggetto, che vede chi crea l’oggetto come madhyama-vak, la terza e sottile forma della parola prima che si manifesti come vaikhari-vak, la grossolana produzione di lettere nel linguaggio parlato. Ciò implica la possibilità di avere parole orientate a vivere direttamente la verità che trascende la preoccupazione individuale con le informazioni limitate accessibili tramite i sensi. Parole pronunciate come tali sono manifestazioni vive e crative di forza. Penetrano l’essenza di ciò che descrivono e danno vita a significati che riflettono le profonde correlzione della vita.

L’organizzazione unica dell’alfabeto serve per focalizzare l’attenzione sugli schemi e le qualità dei suoni articolati in una maniera che non si trova in nessun altro linguaggio. Ponendo continuamente l’attenzione alla localizzazione, al grado di risonanza e allo sforzo del respiro, l’attenzione viene via via sempre più consumata dalla diretta esperienza del suono articolato. Ciò di per sè produce una chiarezza di pensiero mai sperimentata ed una festa nella gioia del linguaggio, visto che ogni combinazione di suoni segue regole strettissime che essenzialmente rendono possibile un ininterrotto scorrere di una perfetta armonizzazione eufonica di lettere in parole e versi.

Fonte:https://mcz06.wordpress.com/2010/08/13/il-sanscrito/

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