La Scienza Sacra, Swami Sri Yukteswar

 

“Dio, l’unica Sostanza dell’universo, è al di là della comprensione umana, a meno che trascendendo la creazione delle tenebre, o “Maya”, l’uomo non diventi egli stesso divino. Maya è composta soltanto di idee, la creazione non ha in effetti una vera esistenza, ma è solo un gioco di idee in seno alla Sostanza Eterna. Tutti i concetti che ci siamo formati sono soltanto idee provocate dai nostri cinque organi di senso. Quando l’uomo comprende la vera natura della creazione e il vero rapporto che esiste tra la creazione e se stesso, quando si rende conto di essere completamente accecato dall’influenza delle tenebre di Maya, e che è solo questa schiavitù a fargli dimenticare il suo vero Sè e a causargli ogni sofferenza, egli vuole istinitvamente essere sollevato da tutti questi mali. Il suo cuore allora si sente ispirato a penetrare la vera natura dell’universo e, facendo ogni sforzo per chiarire i propri dubbi, cerca delle prove per stabilire che cosa sia la verità. La liberazione diventa allora lo scopo principale della sua vita. Quando l’uomo si eleva al di sopra dell’idea-creazione di Maya, e si sottrae completamente alla sua influenza, si libera dalla schiavitù e dimore nel suo vero Sè, lo Spirito Eterno.
Il dolore nasce dall’Ignoranza. L’ignoranza è la percezione dell’inesistente e la non percezione dell’Esistente, che porta a credere all’esistenza di ciò che non esiste. A causa di ciò, l’uomo ritiene che la creazione fisica sia la sola cosa ad avere un’esistenza reale, e che al di là di questa non esista nient’altro. L’ignoranza non è soltanto un male in se stessa, ma è anche l’origine di tutti i mali dell’uomo. Quando l’essere umano diviene consapevole del suo stato reale e della natura di questa creazione delle tenebre, Maya, consegue un potere assoluto su di essa e, gradualmente, rimuove tutte le manifestazioni dell’Ignoranza. In tal modo egli comprende che il proprio Sè è l’Indistruttibile ed eterna Sostanza Reale, un frammento dello Spirito Santo Universale e, abbandonata la vana idea del’esistenza separata, si riunisce allo Spirito Eterno e diventa una cosa sola con esso.
Nel corso dei secoli i mistici di ogni Paese hanno raggiunto lo stato chiamato “Illuminazione”, in cui, al di là delle parole e delle forme, si realizza la Realtà Suprema. La loro saggezza e il loro messaggio spirituale sono diventati le Sacre Scritture del mondo e queste, malgrado le differenze esteriori dovute alla diversità delle parole usate, sono tutte espressioni – a volte chiare e palesi, a volte oscure e simboliche – delle stesse verità fondamentali dello Spirito. Tuttavia, il disaccordo esistente tra le diverse religioni, e l’ignoranza umana, rendono quasi impossibile sollevare il velo e intravedere questa grande verità. Solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all’influenza del proprio credo e a scorgere l’identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.”
(Swami Sri Yukteswar, La Scienza Sacra)

“LA SCIENZA SACRA”

(terza parte)
________________

[…]

Swami Sri Yukteswar Giri
Serampore, Bengala occidentale
26° Falgun, 194 Dvapara
(1894 d.C.).

Capitolo 1
Le Sacre Scritture

SUTRA 1

Parambrahma (lo Spirito o Dio) è eterno, assoluto,
senza inizio né fine. È l’Essere unico e indivisibile.
(La Self-Realization Fellowship ha curato la traduzione dei
sutra (aforismi) dei quali lo Swami Sri Yukteswar
ha dato soltanto la versione sanscrita).

Il Padre Eterno, Dio, Swami Parambrahma, è
la sola Sostanza Reale, Sat, ed è presente in tutto
l’universo.

Perché non riusciamo a comprendere Dio.
Nell’uomo è insita una fede eterna che gli fa credere
intuitivamente nell’esistenza di una Sostanza,
di cui gli oggetti dei sensi – udito, tatto, vista,
gusto e olfatto, cioè le componenti di questo
mondo visibile – sono soltanto le proprietà.

Poiché l’essere umano si identifica col corpo fisico,
costituito dalle proprietà suddette, per mezzo
dei suoi organi imperfetti può comprendere
solo le proprietà, ma non la Sostanza di cui esse
sono parte. Il Padre Eterno, Dio, l’unica Sostanza
dell’universo, e quindi al di là della comprensione
umana, a meno che, trascendendo la creazione
delle Tenebre o Maya, l’uomo non diventi
egli stesso divino.

“Ora la fede è fondamento delle cose che si
sperano e prova di quelle che non si vedono”.
Ebrei, 11, 1

“Disse allora Gesù: ‘Quando avrete innalzato il
Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono lui'”.
Giovanni, 8, 28

SUTRA 2

In esso (Parambrahma) è l’origine di tutta la
conoscenza, di tutto l’amore; l’origine di tutto il potere
e di tutta la gioia.

Prakrti, ovvero la Natura di Dio. La Forza Onnipotente
(Sakti, o in altre parole la Beatitudine
Eterna, Ananda) che ha dato origine al mondo,
e la Coscienza Onnisciente (Cit) che rende il
mondo cosciente, rivelano la Natura, Prakrti, di
Dio Padre.

Come possiamo comprendere Dio. L’uomo, poiché è
fatto a immagine di Dio, interiorizzando
la propria attenzione può comprendere che la
Forza e la Coscienza di cui si è detto sono gli unici
attributi del suo Sé. La Forza Onnipotente è la sua
volontà, Vasana, e Bhoga è il godimento che ne
deriva; la Coscienza Onnisciente è la sua Coscienza
Cetana, che prova questo godimento, Bhokta.

“Così Dio creò l’uomo a sua immagine, ad
immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”.
Genesi, 1, 27

SUTRA 3

Parambrahma induce la creazione, la Natura
inerte (Prakrti), ad emergere. Da Om (Pranava, il
Verbo, la manifestazione della Forza Onnipotente)
hanno origine Kala, il Tempo, Desa, lo Spazio e
Anu, l’Atomo (la struttura vibratoria della creazione).

Il Verbo, Amen (Om), è il principio della Creazione.
La Forza Onnipotente (la forza di Repulsione e la
sua espressione complementare, cioè la forza di Attrazione,
la Coscienza Onnisciente o Amore) si rende manifesta quale
vibrazione che si palesa come un suono particolare: il
Verbo, Amen, Om. Nei suoi differenti aspetti
Om esprime l’idea del mutamento, ossia l’idea
del Tempo, Kala, nell’Eterno Immutabile e
l’idea del divisibile, ossia l’idea dello Spazio,
Desa, nell’Eterno Indivisibile.

Le quattro idee: il Verbo, il Tempo, lo Spazio e l’Atomo.
Il risultato che ne deriva è l’idea
delle particelle, cioè degli innumerevoli atomi,
patra o anu. Quindi il Verbo, il Tempo, lo Spazio
e l’Atomo sono la stessa e unica cosa, e in sostanza soltanto idee.
La manifestazione del Verbo (che diviene carne, cioè
la materia esteriore) creò questo mondo visibile.
Così il Verbo (Amen, Om) – essendo la
manifestazione della Natura Eterna del Padre
Onnipotente, ovvero del Suo Sé – è inseparabile da Dio
ed è Dio stesso, proprio come il potere di bruciare è
inseparabile dal fuoco e non è altro che il fuoco.

“Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace,
il Principio della creazione di Dio”.
Apocalisse, 3 ,14

“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso
Dio, e il Verbo era Dio… Tutto è stato fatto per
mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di
tutto ciò che esiste…
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Giovanni, 1, 1-3-14

SUTRA 4

Gli Atomi (Anu) sono la causa della creazione.
Nel loro insieme vengono chiamati Maya, il potere
del Signore che genera l’illusione; ogni singolo Anu
è chiamato Avidya, l’Ignoranza.

Gli Atomi sono il trono dello Spirito Creatore.
Gli Atomi, che rappresentano interiormente
ed esteriormente le quattro idee sopra menzionate,
sono il trono dello Spirito Creatore, di Colui che,
irradiandoli della propria luce, crea questo universo.
Nel loro insieme vengono chiamati
Maya, le Tenebre, poiché impediscono la percezione
della Luce Spirituale; singolarmente, ciascuno di essi
è chiamato Avidya, l’Ignoranza,

poiché rende l’uomo ignaro perfino del proprio Sé.

Nella Bibbia, queste quattro idee che danno
origine a tutti gli errori sono paragonate ad altrettante
bestie. Finché l’uomo si identifica con
il proprio corpo fisico, occupa una posizione di
gran lunga inferiore a quella del quadruplice
Atomo primigenio e, quindi, non riesce a
comprenderlo. Ma non appena si innalza al suo
livello, non solo comprende l’Atomo, sia interiormente
sia esteriormente, ma anche la creazione
intera, manifesta e immanifesta (cioè ‘davanti e
dietro’).

“E in mezzo al trono e intorno al trono stavano
quattro bestie piene d’occhi davanti e di dietro”.
Apocalisse, 4, 6

SUTRA 5

L’aspetto dell’Amore Onnisciente di Purambrahma è
il Kutastha Caitanya. Il Sé individuale, essendo una
Sua manifestazione, è uno con Esso.

Kutastha Caitanya, lo Spirito Santo, il Purusottama.
La manifestazione di Premabijam Cit
(l’Attrazione, l’Amore Onnisciente) è la Vita,
l’Onnipresente Sacro Spirito, e prende il nome
di Spirito Santo (Kutastha Caitanya o Purusottama),
che risplende sulle Tenebre, Maya, per attirare
ogni loro parte verso la Divinità. Ma le Tenebre,
Maya, o le relative parti individuali
(Cioè la presenza di Maya in ciascun uomo)
(Avidya, l’Ignoranza), essendo la repulsione stessa,
non possono accogliere o comprendere la
Luce Spirituale, sebbene la riflettano.

Abhasa Caitanya o Purusa, i Figli di Dio.
Lo Spirito Santo, essendo la manifestazione della
Natura Onnisciente del Padre Eterno, Dio, non
è una sostanza diversa da Dio stesso; e così questi
riflessi dei raggi spirituali sono chiamati Figli
di Dio (Abhasa Caitanya o Purusa).

“In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini…”.
“E la luce risplende nelle tenebre; ma le tenebre non l’hanno accolta”.
“Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”.
Giovanni, 1, 4-5-11

SUTRA 6

L’Atomo, sotto l’influsso di Cit (la conoscenza
universale) forma il Citta, ossia quella condizione
di calma della mente, che, una volta spiritualizzata,
prende il nome di Buddhi, l’Intelligenza.

Il suo opposto è Manus, la Mente, nella quale dimora il Jiva:
il sé con Ahamkara, Ego, l’idea dell’esistenza separata.
Citta, il Cuore; Ahamkara, l’Ego, il figlio
dell’uomo. Questo Atomo (Avidya, l’Ignoranza),
essendo sotto l’influenza dell’Amore Universale
(Cit, lo Spirito Santo), si magnetizza spiritualmente,
come la limatura di ferro in un campo
magnetico, e acquisisce la consapevolezza, la capacità
di sentire. Prende allora il nome di Mahat,
il Cuore, Citta; e in quanto tale dà origine
all’idea dell’esistenza separata del sé, che va sotto
il nome di Ahamkara, l’Ego, il figlio dell’uomo.
Buddhi, l’Intelligenza; Manas, la Mente.

Essendo stato così magnetizzato, l’Atomo ha due
poli; uno che l’attira verso la Sostanza Reale
(Sat), e l’altro che lo respinge dalla Sostanza
stessa. Il primo polo, chiamato Sattva o Buddhi,
l’Intelligenza, stabilisce che cosa sia la Verità;
l’altro, essendo un frammento della Repulsione,
cioè la Forza Onnipotente spiritualizzata, come è
stato chiarito in precedenza, produce il mondo
delle idee per la sua propria gioia (ananda) e viene
chiamato Anandatva, o Manas, la Mente.

SUTRA 7-10

Citta, l’Atomo spiritualizzato in cui compare
l’Ahamkara (l’idea dell’esistenza separata del Sé),
ha cinque manifestazioni (forze elettriche dell’aura)
le quali costituiscono il corpo causale del Purusa.
Le cinque forze elettriche, Panca Tattva, tramite
i loro tre attributi, o Guna – Sattva (positivo),
Rajas (neutralizzante) e Tamas (negativo) – danno
origine agli organi dei sensi (jnanendriya), agli
organi dell’azione (Karmendriya) e agli oggetti dei
sensi (Tanmatra) .

Questi quindici attributi, unitamente alla Mente
e all’Intelligenza, costituiscono le diciassette
‘membra sottili’ del corpo sottile, il Lingasarira.

Panca Tattva, le Cause Originarie della creazione,
costituiscono il corpo causale.
L’Atomo spiritualizzato, Citta (il Cuore), essendo una
manifestazione della Repulsione, genera da ciascuna
delle cinque parti che lo compongono cinque tipi
di forze elettriche dell’aura, una dal centro, una
da entrambi i lati estremi, e le altre due dagli spazi
compresi tra il centro e ciascuno dei lati estremi.

Questi cinque tipi di forze elettriche essendo
attirati dall’influenza dell’Amore Universale
(lo Spirito Santo) verso la Sostanza Reale (Sat) producono
un campo magnetico chiamato il corpo
di Sattva Buddhi, l’Intelligenza. Poiché le cinque
forze elettriche sono la causa di tutto quanto viene
creato, prendono il nome di Panca Tattva, le
cinque Cause Originarie, e sono considerate il
corpo causale del Purusa, il Figlio di Dio.
I tre Guna, gli attributi elettrici.

Le forze elettriche, in quanto emanazioni del Citta polarizzato,
sono caratterizzate dallo stesso stato di polarizzazione
e dotate dei suoi tre attributi o Guna:
Sattva, positivo, Tamas, negativo, Rajas, neutralizzante.
Jnanendriya, i cinque organi dei sensi.
Gli attributi positivi delle cinque forze elettriche sono gli
organi dei sensi (Jnanendriya) – odorato, gusto,
vista, tatto e udito – ed essendo attratti dall’influenza
di Manas, la Mente, polo opposto dell’Atomo spiritualizzato,
formano il corpo mentale.

Karmendriya, i cinque organi dell’azione.
Gli attributi neutralizzanti delle cinque forze elettriche
sono gli organi dell’azione (Karmendriya): escrezione,
riproduzione, moto (piedi), abilità manuale (mani), parola.
Questi organi, in quanto manifestazione dell’energia
neutralizzante dell’Atomo spiritualizzato (Citta, il Cuore),
costituiscono un corpo energetico chiamato corpo dell’energia, o
forza vitale, o Prana.

Visaya o Tanmatra, i cinque oggetti dei sensi.

Gli attributi negativi delle cinque forze elettriche
sono i cinque Tanmatra, ossia gli oggetti dei sensi dell’odorato,
del gusto, della vista, del tatto e dell’udito. Questi, unendosi
agli organi dei sensi grazie al potere neutralizzante degli organi
dell’azione, soddisfano i desideri del cuore.
Lingasarira, il corpo materiale sottile.

I quindici attributi dell’Atomo spiritualizzato, insieme ai
suoi due poli – la Mente e l’Intelligenza – costituiscono
il Lingasarira o Suksmasarira, il corpo
materiale sottile del Purusa, il Figlio di Dio.

SUTRA 11-12

I cinque oggetti di cui sopra, che rappresentano
gli attributi negativi delle cinque forze elettriche
combinandosi fra loro producono l’idea della materia fisica
nei suoi cinque stati: Ksiti, solido; Ap, liquido; Tejas, igneo;
Marut, gassoso e Akasa, etereo.

Questi cinque stati della materia fisica unitamente
ai quindici attributi suddetti – a cui si aggiungono:
Manas, la Mente, la consapevolezza sensoria;
Buddhi, l’Intelligenza dotata di discernimento;
Citta, il Cuore o la facoltà di sentire e Ahamkara,
l’Ego – costituiscono i ventiquattro princìpi fondamentali
della creazione.

Il corpo fisico.

Questi cinque oggetti, cioè gli attributi negativi delle cinque forze
elettriche, combinandosi tra loro producono l’idea della
materia fisica che ci appare in cinque differenti
stati: Ksiti, solido; Ap, liquido; Tejas, igneo;
Marut, gassoso e Vyoma o Akasa, etereo. Essi
costituiscono il rivestimento esterno, chiamato
Sthulasarira, cioè il corpo fisico del Purusa, il Figlio di Dio.
I ventiquattro Anziani.

Queste cinque forme della materia fisica, unitamente ai
quindici attributi, nonché a Manas, la Mente; a Buddhi, l’Intelligenza;
a Citta, il Cuore e ad Ahamkara, l’Ego, costituiscono
i ventiquattro princìpi o Anziani, cui si riferisce la Bibbia.

“E attorno al trono c’erano ventiquattro seggi; e
sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani”.
Apocalisse, 4, 4

I suddetti ventiquattro principi che completano
la creazione delle Tenebre, Maya, sono soltanto
l’evolversi dell’Ignoranza, Avidya; e poiché,
come abbiamo visto in precedenza, l’Ignoranza è
composta soltanto di idee, la creazione
non ha in effetti una vera esistenza, ma è solo un
gioco di idee in seno alla Sostanza Eterna, Dio
Padre.

SUTRA 13

Questo universo si suddivide in quattordici sfere,
sette Svarga e sette Patala.

Le sette sfere o Svarga.
L’Universo così descritto – a cominciare dalla Sostanza eterna,
Dio, fino alla materia fisica della creazione – si
suddivide in sette differenti sfere, Svarga o Loka.

Settima Sfera, Saryatoka. La prima è la sfera di Dio
(Satyaloka), l’unica Sostanza Reale (Sat) nell’universo.
Poiché nessuna parola può descriverla, e
nessuna cosa nella creazione delle Tenebre o in
quella della Luce può raffigurarla, è chiamata
Anama, l’Indefinibile.

Sesta Sfera, Tapoloka. La segue nell’ordine Tapoloka,
la sfera dello Spirito Santo, della Pazienza
Eterna, che non potrà mai essere turbata da nessuna idea limitata.
Poiché non può essere avvicinata neppure dai Figli di Dio,
è chiamata Agama, l’Inaccessibile.

Quinta Sfera, Janaloka. La successiva è Janaloka, la
sfera in cui si riflette lo Spirito, quella dei Figli
di Dio, dove ha origine l’idea di una esistenza
separata del Sé. Poiché questa sfera è al di là
della comprensione di chiunque si trovi nella
creazione delle Tenebre, Maya, è denominata
Alaksya, l’Incomprensibile.

Quarta Sfera, Maharloka. Segue Maharloka, la sfera
dell’Atomo, dove ha inizio la creazione delle Tenebre,
Maya, su cui si riflette lo Spirito. Essa è la
sola via di congiunzione fra la creazione spirituale
e la creazione materiale, e viene perciò chiamata
la Porta, Dasamadvara.

Terza Sfera, Svarloka. Intorno a questo Atomo si
trova Svarloka, la sfera dell’aura magnetica, delle
forze elettriche. Questa sfera, essendo caratterizzata
dall’assenza di tutto ciò che esiste nella
creazione (perfino degli organi e dei loro oggetti,
o le materie sottili) è chiamata Mahasunya, il
Grande Vuoto.

Seconda Sfera, Bhuvarloka. La successiva è Bhuvarloka,
la sfera degli attributi elettrici. Questa sfera,
nella quale è del tutto assente la materia fisica della creazione,
è caratterizzata dalla presenza
della materia sottile; perciò essa viene chiamata
Sunya, il Vuoto Ordinario.

Prima Sfera, Bhuloka. L’ultima e la più bassa è Bhuloka,
la sfera della materia fisica della creazione
sempre visibile a chiunque.

Sapta Patala, le sette chiese. Come Dio ha
creato l’uomo a sua immagine, così il corpo
umano è fatto a immagine di questo universo.
Anche nel corpo fisico dell’uomo sono racchiusi
sette centri vitali chiamati Patala. L’uomo che si
rivolge verso il proprio Sé e procede nel modo
giusto, percepisce la Luce Spirituale in questi
centri che, nella Bibbia, sono rappresentati come
altrettante chiese; e le luci simili a stelle che vi
percepisce, sono rappresentate come altrettanti
angeli.

“E come mi voltai, vidi sette candelabri d’oro, e
in mezzo ai sette candelabri c’era uno simile a figlio
d’uomo…”.
Apocalisse, 1, 12-13

“Nella destra teneva sette stelle…”.
Apocalisse, 1, 16

“Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese;
e i sette candelabri che tu hai visto sono le sette
chiese”.
Apocalisse, 1, 20

I quattordici Bhuvana, le fasi della creazione.
Le sette sfere o Svarga e i sette Patala di cui abbiamo parlato,
costituiscono i quattordici Bhuvana, ossia le quattordici
fasi che si distinguono nella creazione.

SUTRA 14

Il Purusa è coperto da cinque Kosa o involucri.

I cinque Kosa o involucri. Il Purusa, il Figlio
di Dio, è nascosto da cinque involucri chiamati kosa.

Il Cuore, il primo Kosa. Il primo di questi cinque
involucri è il Cuore (Citta, l’Atomo), composto
delle quattro idee indicate in precedenza,
il quale sente o gioisce, ed essendo appunto la
sede della gioia, ananda, è chiamato Anandamaya Kosa.
Buddhi, il secondo Kosa. Il secondo involucro è
costituito dalle elettricità dell’aura magnetica,
manifestazioni di Buddhi, l’Intelligenza che stabilisce
che cosa sia la verità. Poiché esso è la sede
della conoscenza, jnana, è chiamato Jnanamaya Kosa.
Manas, il terzo Kosa. Il terzo è il corpo di Manas,
la Mente, ed è composto, come già detto,
degli organi dei sensi e viene chiamato Manomaya Kosa.
Prana, il quarto Kosa. Il quarto è il corpo
dell’energia, della forza vitale o Prana, composto
degli organi dell’azione già descritti in precedenza,
e per questo è chiamato Pranamaya Kosa.
La materia fisica, il quinto Kosa. Il quinto e ultimo
di tali involucri è la materia fisica – il rivestimento
esterno dell’Atomo – che, divenendo
il nutrimento, Anna, sostiene questo mondo visibile
ed è perciò chiamato Annamaya Kosa.

L’azione dell’Amore. Essendosi così completata
l’azione della Repulsione (manifestazione
dell’Energia Onnipotente), comincia a manifestarsi
l’azione dell’Attrazione (l’Amore Onnipotente
insito nel profondo del cuore). Sotto l’influsso di
questo Amore Onnisciente o Attrazione, gli Atomi
si attirano reciprocamente e avvicinandosi
sempre di più tra loro, assumono le forme eterea,
gassosa, ignea, liquida e solida.

Il regno inanimato. Così questo mondo visibile,
che noi chiamiamo il regno inanimato della creazione,
è stato adornato di soli, pianeti e lune.
Il regno vegetale. In questo modo, quando
l’azione dell’Amore Divino raggiunge un alto
grado di sviluppo, Avidya, l’Ignoranza (la particella
delle Tenebre, Maya, l’Energia Onnipotente
manifesta) comincia a regredire. Poiché Annamaya Kosa
– lo strato esteriore della materia fisica
dell’Atomo – si è così ritirato, il Pranamaya
Kosa (il rivestimento composto dagli organi dell’azione
o Karmendriya) può cominciare ad agire.

questo stato organico gli Atomi, abbracciandosi
sempre più strettamente al cuore, si manifestano
come il regno vegetale della creazione.
Il regno animale. Quando il Pranamaya Kosa si
ritira, viene alla luce il Manomaya Kosa (il rivestimento
composto degli organi dei sensi o Jnanendriya).
Gli Atomi percepiscono allora la natura del mondo esterno
e, attraendo altri Atomi di differente specie,
formano dei corpi necessari
a sperimentare il senso del piacere e, così,
il regno animale si manifesta nella creazione.

Il genere umano. Quando il Manomaya Kosa si
ritira, diventa percettibile il corpo dell’Intelligenza
composto delle forze elettriche (Jnanamaya).
L’Atomo, acquistando il potere di discernere
il bene dal male, diventa l’uomo, l’essere
raziocinante della creazione.
Devata o Angelo. L’involucro più interno, Citta,
il Cuore (composto delle quattro idee) si rende
manifesto quando l’essere umano, coltivando
nel suo cuore lo Spirito Divino o l’Amore Onnisciente,
riesce a ritirare lo Jnanamaya Kosa.

Allora l’uomo viene chiamato Devata o Angelo nella
creazione .

Libero, Sanyasi. Quando si ritira anche l’involucro
più interno, il Cuore, null’altro può ancora
rendere l’uomo schiavo della creazione delle Tenebre, Maya.
Egli allora diventa libero, Sanyasi,
il Figlio di Dio, e può entrare nella creazione
della Luce.

SUTRA 15-16

Come gli oggetti che vediamo nei sogni si rivelano
privi di consistenza quando ci svegliamo, così le
nostre percezioni nello stato di veglia sono ugualmente
irreali, essendo soltanto il prodotto dell’inferenza.

Stato di sonno e di veglia. Se paragoniamo le
idee riguardanti la materia fisica che ci formiamo
durante lo stato di veglia a quelle che ci formiano
nei sogni, la loro innegabile analogia ci porta
naturalmente a concludere che neanche il mondo
esteriore e ciò che appare.

Cercando ulteriori spiegazioni, ci accorgiamo
che tutti i concetti che ci siamo formati nello stato
di veglia sono soltanto idee provocate
dall’unione dei cinque oggetti dei sensi (gli attributi
negativi delle cinque forze elettriche interne)
con i cinque organi dei sensi (i loro attributi
positivi), che si realizza mediante i cinque organi
dell’azione (gli attributi neutralizzanti delle forze
elettriche.

Questa unione è compiuta ad opera della
Mente (Manas) e concepita o compresa
dall’Intelligenza (Buddhi). È quindi chiaro che tutti i
concetti che l’uomo si forma durante lo stato di
veglia sono soltanto Paroksajnana, ossia delle
inferenze pure e semplici.

SUTRA 17

Ciò di cui abbiamo bisogno è un Guru, un Salvatore,
che ci risvegli alla devozione (Bhakti) e alla
percezione della Verità.

Quando l’uomo trova il suo Sat-Guru o Salvatore.
Nel momento in cui, grazie alla corretta
inferenza (Paroksajnana) l’uomo si rende conto
dell’irrealtà del mondo esteriore, comprende lo
stato di coscienza di Giovanni il Battista, l’essere
divino che fu testimone della Luce e rese testimonianza
al Cristo dopo che l’amore – il dono
celeste della Natura – si sviluppò nel suo cuore.

Ogni ricercatore sincero e spiritualmente progredito
può avere la grande fortuna di godere
della celestiale compagnia di un essere divino,
che gli stia amorevolmente accanto come
Maestro Spirituale, Sat-Guru, il Salvatore. Seguendo
con devozione i sacri precetti di queste creature
divine, sarà in grado di rivolgere le percezioni dei
sensi all’interno, verso il centro
comune – il sensorio, Trikuti o Susumnadvara,
la porta del mondo interiore – dove potrà
percepire la Voce (La Vibrazione cosmica),
simile a un particolare suono ‘che bussa’,
il Verbo (Amen, Om).

Si scorge allora Radha, il divino
corpo rifulgente di luce, simboleggiato nella Bibbia
dal Precursore, ossia da Giovanni il Battista.

“Così parla l’Amen, il testimone fedele e verace,
il Principio della creazione di Dio… Ecco, io sto alla
porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e
apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed
egli con me”.
Apocalisse, 3 , 14-20

“Venne un uomo mandato da Dio, il suo nome
era Giovanni… Egli non era la Luce ma doveva rendere
testimonianza alla Luce… Egli disse: ‘Io sono la
voce di uno che grida nel deserto. Preparate la via
del Signore'”.
Giovanni, 1, 6-8-23

Gange, Yamuna e Giordano: i fiumi sacri.
Data la peculiare natura di questo suono che
scaturisce come un torrente da una elevata e
sconosciuta regione per perdersi nella creazione
della materia fisica, i vari culti gli attribuiscono
simbolicamente i nomi dei fiumi che considerano
sacri; ad esempio il Gange per gli Indù, la
Yamuna per i Vaisnava (Seguaci di Visnu,
Dio nel suo aspetto di Conservatore),
e il Giordano (Matteo, 3, 13-17) per i
Cristiani.

La seconda nascita. Attraverso il suo corpo
luminoso l’uomo che crede nell’esistenza della
vera Luce – la Vita di questo universo – è battezzato,
o assorbito nella sacra corrente del suono.

Il battesimo è, per così dire, la seconda nascita
dell’uomo ed è chiamato Bakti Yoga (L’unione con Dio
attraverso l’Amore, l’Attrazione,

che costantemente attira l’uomo verso il regno di Dio);
senza di esso l’uomo non potrà mai comprendere la
realtà del mondo interiore, il regno di Dio.

“Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo”.
Giovanni, 1, 9

“In verità, in verità, ti dico, se un uomo non nasce
di nuovo, non può vedere il regno di Dio”.
Giovanni, 3, 3

Aparoksajnana, la vera comprensione.
In questo stato, il figlio dell’uomo comincia a pentirsi
e, volgendo le spalle alla creazione della materia
fisica, avanza lentamente verso la sua Divinità, la
Sostanza Eterna, Dio. Quando l’ignoranza cessa
di svilupparsi, l’uomo comincia a comprendere
gradualmente la vera essenza di questa creazione
delle Tenebre, Maya, rendendosi conto che si
tratta di un semplice gioco di idee della Natura
Suprema nel seno del suo stesso Sé, ossia l’unica
Sostanza Reale. Questa vera comprensione è
chiamata Aparoksajnana.

SUTRA 18

La liberazione (Kaivalya) si ottiene quando si
realizza l’identità del proprio Sé con il Sé Universale,
la Realtà Suprema.

Sanyasi o Cristo, l’Unto, il Salvatore. Quando
tutte le forme dell’Ignoranza si ritirano, il cuore,
divenuto perfettamente limpido e puro, non si
limita più a riflettere la Luce Spirituale, ma la
manifesta attivamente; essendo così consacrato e
unto, l’uomo diventa libero, Sanyasi, ovvero
Cristo il Salvatore (Cioè, egli si identifica con la Coscienza Cristica,
la Coscienza di Dio Eterno Padre riflessa nella creazione e
immanente nel Verbo, Om, la Vibrazione Cosmica. Allora
l’uomo è libero, o salvo dalle tenebre di Maya, l’illusione
della separazione dal Padre).

“L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo
Spirito, è colui che battezza nello Spirito Santo”.
Giovanni, 1, 33

Battezzato nella corrente della Luce. Per
mezzo del Salvatore, il figlio dell’uomo viene
nuovamente battezzato o assorbito nella corrente
della Luce Spirituale e, elevandosi al di sopra
della creazione delle Tenebre, Maya, entra nel
mondo spirituale e si unisce con Abhasa Caitanya
o Purusa, il Figlio di Dio, come ha fatto Gesù di
Nazareth. L’uomo che ha raggiunto questo stato
è liberato per sempre dalla schiavitù delle Tenebre o Maya.

“A quanti però l’hanno accolto, ha dato il potere
di diventare figli di Dio, anche a coloro che credono
nel suo nome”.
Giovanni, 1, 12

“In verità, in verità ti dico, se uno non è nato
d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio”.
Giovanni, 3, 5

Il sacrificio di sé. L’uomo, entrando così nel
mondo spirituale, diviene un Figlio di Dio e
comprende la Luce universale
– lo Spirito Santo – come un tutto perfetto,
e il suo Sé solo come un’idea che riposa su un frammento della
Luce di Om. Allora egli sacrifica sé stesso allo
Spirito Santo, l’altare di Dio; abbandona cioè la
vana idea dell’esistenza separata e ritrova la sua
completezza.

Kaivalya, l’unione. Diventato così una cosa
sola con lo Spirito Santo universale di Dio Padre,
l’uomo si unisce alla Sostanza Reale, Dio.
Questa unione del Sé con la Sostanza Eterna,
Dio, e chiamata Kaivalya (Letteralmente ‘isolamento’,
assoluta indipendenza o liberazione
attraverso l’identità con Dio).

“Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio
trono, così come io ho vinto e mi sono assiso presso
il Padre sul suo trono”.
Apocalisse, 3, 21

Capitolo 2
La Meta

SUTRA 1

Nasce ora il desiderio di raggiungere la liberazione.

La Liberazione è lo scopo principale. Quando,
sia pure per inferenza, l’uomo comprende la
vera natura della creazione e il vero rapporto
che esiste tra la creazione e sé stesso; quando si
rende anche conto di essere completamente accecato
dall’influenza delle Tenebre, Maya, e che
è solo la schiavitù delle Tenebre a fargli dimenticare
il suo vero Sé e a causargli ogni sofferenza,
egli vuole istintivamente essere sollevato da tutti
questi mali. Essere sollevato dal male o liberato
dalla schiavitù di Maya diventa allora lo scopo
principale della sua vita.

SUTRA 2

La liberazione è lo stabilirsi di Purusa (jiva, l’anima) nel suo vero Sé.

La liberazione significa dimorare nel Sé.
Quando l’uomo si eleva al di sopra dell’idea-creazione
di queste Tenebre, Maya, e si sottrae
completamente alla sua influenza, si libera dalla
schiavitù e dimora nel suo vero Sé, lo Spirito
Eterno.

SUTRA 3

Finisce allora ogni sofferenza e si consegue lo
scopo supremo (il vero appagamento, la realizzazione di Dio).

La liberazione è sinonimo di salvezza. Raggiunta
la liberazione, l’uomo è salvato da ogni
sofferenza e tutti i desideri del suo cuore sono
esauditi; si realizza così lo scopo supremo della
sua vita.

SUTRA 4

Altrimenti, nascita dopo nascita, l’uomo prova
l’infelicità che ha origine dai desideri insoddisfatti.

Perché l’uomo soffre. Tuttavia, fino a quando
l’uomo continua a identificarsi con il corpo
fisico e non riesce a trovare la pace nel suo
vero Sé, sente che le esigenze derivanti dai
desideri del proprio cuore restano insoddisfatte. Per
soddisfarle, dovrà apparire più volte in carne ed
ossa sul palcoscenico del mondo, soggetto all’influenza
delle Tenebre, Maya, e sarà costretto
a subire tutte le angosce della vita e della
morte, non solo nel presente, ma anche nel
futuro.

SUTRA 5-6

Il dolore nasce da Avidya, l’Ignoranza. L’Ignoranza
è la percezione dell’inesistente, e la non-percezione dell’Esistente.

Che cosa è l’Ignoranza? L’Ignoranza, Avidya,
consiste nella concezione errata che porta a credere
all’esistenza di ciò che non esiste. A causa
di Avidya l’uomo ritiene che la creazione fisica
sia la sola cosa ad avere un’esistenza reale, e che
al di là di questa non esista nient’altro. Dimentica
che la creazione fisica, in realtà, è soltanto un
gioco di idee in seno allo Spirito Eterno, l’unica
Sostanza Reale che trascende la comprensione
della creazione materiale. L’Ignoranza non è soltanto
un male in sé stessa, ma è anche l’origine
di tutti i mali dell’uomo.

SUTRA 7-12

Avidya, l’Ignoranza, essendo caratterizzata dal
duplice potere della polarità, si manifesta sotto forma
di egoismo, attaccamento, avversione e cieca
ostinazione.

L’ottenebrante potere di Maya genera l’egoismo
e la cieca ostinazione; il potere della polarità di
Maya genera l’attaccamento (attrazione) e l’avversione (repulsione) .
L’egoismo deriva dall’incapacità di distinguere il
corpo fisico dal Sé reale.

La cieca ostinazione è il risultato di un condizionamento
naturale (che fa credere nell’assoluta sovranità della Natura
e delle sue leggi, invece che nei poteri onnipossenti dell’Anima).
L’attaccamento è la sete per gli oggetti che procurano la felicità.
L’avversione è il desiderio di eliminare gli oggetti
che procurano l’infelicità.

L’Ignoranza è la fonte di tutti i mali. Al fine
di capire perché l’Ignoranza sia la fonte di tutti i
mali, dobbiamo ricordare (come è stato spiegato
nel capitolo precedente) che l’Ignoranza, Avidya,
è un frammento delle Tenebre, Maya considerata
nel suo aspetto individuale, e come tale possiede
le due proprietà di Maya. La prima è il suo
potere ottenebrante, la cui influenza impedisce
all’uomo di comprendere tutto ciò che va al di là
della creazione materiale. Questo potere ottenebrante
genera sia Asmita, l’Egoismo, l’identificazione
del Sé con il corpo fisico, cioè lo sviluppo
dell’Atomo (le particelle della forza universale),
sia Abhinivesa, il cieco attaccamento all’idea che
la creazione materiale abbia un’autenticità e un
valore assoluti.

L’Ignoranza o Avidya, in virtù del duplice
potere della polarità – la seconda proprietà di
Maya – determina un senso di attrazione per
certi oggetti e di repulsione per altri. Gli oggetti
che vengono attratti sono quelli che suscitano il
piacere, e nei loro confronti si forma Raga
(Attaccamento). Gli oggetti che vengono respinti
sono quelli che producono la sofferenza, e nei
loro confronti si forma Dvesa (Avversione).

SUTRA 13

Il dolore ha origine dalle azioni egoistiche le
quali, essendo basate sull’illusione, conducono alla sofferenza.

Perché l’uomo è schiavo. Sottoposto all’influenza di
questi cinque mali – Ignoranza,
Egoismo, Attaccamento, Avversione, Ostinazione
nell’attribuire una validità propria alla creazione
materiale – l’uomo si lascia coinvolgere in
azioni egoistiche e di conseguenza soffre.

SUTRA 14-15

Il fine dell’uomo è la liberazione completa dall’infelicità.
Quando l’essere umano ha eliminato tutte le sofferenze,
in modo tale da renderne impossibile il ritorno,
raggiunge la meta suprema.

La meta suprema del cuore. Artha, la meta immediata
del cuore umano, è la fine di ogni sofferenza.
Paramartha, la meta finale, consiste nella
completa eliminazione di tutte le sofferenze, in
modo tale da renderne impossibile il ritorno.

SUTRA 16-21

L’esistenza, la coscienza e la beatitudine sono i
tre grandi desideri del cuore umano.

Ananda, la beatitudine, è l’appagamento del cuore
raggiunto seguendo la via e i metodi indicati dal
Salvatore, il Sat Guru.

Cit, la vera coscienza ingenera l’eliminazione
completa di tutti i mali e lo sviluppo di tutte le
virtù.
Sat, l’esistenza, si consegue dopo aver realizzato
lo stato di immutabilità dell’anima.
Queste tre qualità costituiscono la vera natura
dell’uomo.
Quando ogni desiderio è soddisfatto e ogni infelicità
eliminata, si raggiunge Paramartha (la meta suprema) .

Le vere necessità. L’uomo ha un naturale e
profondo bisogno di Sat (Esistenza), Cit (Coscienza) ,
e Ananda (Beatitudine) . Queste sono le
tre vere necessità del cuore umano e non hanno
rapporto alcuno con tutto ciò che è al di fuori
del proprio Sé. Sono le proprietà essenziali della
natura dell’uomo, come è stato spiegato nel capitolo precedente.

Come si raggiunge la Beatitudine. Quando l’uomo
ha la grande fortuna di assicurarsi la protezione
di un essere divino, Saf-Guru (il Salvatore),
e seguendone amorevolmente i sacri insegnamenti
riesce a interiorizzare completamente la
propria attenzione, può allora esaudire tutte le
necessità del cuore e raggiungere così l’appagamento,
la vera Beatitudine, Ananda.

Come si manifesta la Coscienza. Appagato in tal modo
il cuore, l’uomo è ora in grado di concentrare la sua attenzione
su qualsiasi cosa, e può
comprenderne tutti gli aspetti. Così, gradualmente,
si manifesta Cit, la Coscienza di tutti i
mutamenti della Natura – dalla sua prima e originaria
manifestazione, il Verbo (Amen, Om) –
fino al proprio Vero Sé. Ed essendo immerso in
quella corrente, e venendone così battezzato,
l’uomo comincia allora a pentirsi e a ritornare
verso la sua Divinità, il Padre Eterno da cui era
caduto.

“Ricorda dunque da dove sei caduto, e ravvediti”.
Apocalisse, 1, 2

Come si realizza l’Esistenza. Quando l’essere
umano diviene consapevole del suo stato reale e
della natura di questa creazione delle Tenebre,
Maya, consegue un potere assoluto su di essa e,
gradualmente, rimuove tutte le manifestazioni
dell’Ignoranza. In tal modo, liberato dal dominio
di questa creazione delle Tenebre, egli comprende
che il proprio Sé è l’Indistruttibile e
Sempiterna Sostanza Reale. Così Sat, l’Esistenza
del Sé, viene alla luce.

Come si raggiunge la meta suprema del cuore.
Una volta appagate tutte le necessità del cuore
– Sat, Esistenza; Cit, Coscienza; Ananda,
Beatitudine – l’Ignoranza, la madre di tutti i mali
perde la sua vitalità e di conseguenza hanno per
sempre fine tutte le difficoltà del mondo materiale,
che costituiscono la fonte di ogni sofferenza.
Così la meta suprema del cuore è raggiunta.

SUTRA 22

Quando realizza pienamente la sua natura, l’uomo
non si limita più a riflettere la luce divina, ma si
unisce attivamente allo Spirito. Questo stato è Kaivalya, l’unione.

Come si raggiunge la salvezza. In questo stato
il cuore, soddisfatte tutte le necessità e raggiunto
lo scopo supremo, diviene perfettamente puro e
manifesta attivamente la Luce Spirituale invece
di limitarsi a rifletterla.

L’essere umano, essendo così consacrato o
unto dallo Spirito Santo, diviene il Cristo, l’Unto, il Salvatore.
Entrando nel regno della Luce
Spirituale, diventa il Figlio di Dio.
Allora l’uomo comprende che il suo Sé è un
frammento dello Spirito Santo Universale e,
abbandonata la vana idea dell’esistenza separata, si
riunisce allo Spirito Eterno e diventa una cosa sola
con Dio il Padre. Kaivalya è l’unione del Sé con
Dio, la Meta Suprema di tutti gli esseri creati.

“Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me”.
Giovanni, 14, 11

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