Il nome dell’uomo è legione

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Punti fondamentali dell’insegnamento psicologico di Gurdjieff, scritti dal filosofo Piotr Demianoich Ouspensky

«Uno dei più gravi errori dell’uomo – diceva -, quello che deve essergli costantemente ricordato, è la sua illusione riguardo al suo ‘Io’.
L’uomo così come lo conosciamo, l’uomo macchina, l’uomo che non può ‘fare’, per il quale e attraverso il quale ‘tutto accade’ non può avere un ‘Io’ permanente ed unico. Il suo ‘io’ cambia velocemente come i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi umori, ed egli commette un errore profondo quando si considera come se fosse sempre una sola e stessa persona; in realtà egli è sempre una persona differente; non è mai quello che era un momento prima.
L’uomo non ha un ‘Io’ permanente ed immutabile. Ogni pensiero, ogni umore, ogni desiderio, ogni sensazione dice: ‘Io’. E ogni volta sembra doversi ritenere certo che questo ‘Io’ appartiene alla Totalità dell’uomo, all’uomo intero, e che un pensiero, un desiderio, un’avversione sono l’espressione di questa Totalità. In realtà nessuna prova può essere portata per convalidare questa affermazione. Ogni pensiero dell’uomo, ognuno dei suoi desideri si manifesta e vive in un modo completamente indipendente e separato dalla sua Totalità. E la Totalità dell’uomo non si esprime mai, per la semplice ragione che non esiste come tale, salvo che fisicamente come una cosa, e astrattamente come un concetto. L’uomo non ha un ‘Io’ individuale. Al suo posto vi sono centinaia e migliaia di piccoli ‘io’ separati che il più delle volte si ignorano, non hanno alcuna relazione, o, al contrario, sono ostili gli uni agli altri, esclusivi ed incompatibili. Ad ogni attimo, ad ogni momento , l’uomo dice e pensa ‘Io’. Ed ogni volta il suo ‘io’ è differente. Un attimo fa era un pensiero, ora è un desiderio, poi una sensazione, poi un altro pensiero e così via, senza fine. L’uomo è una pluralità. Il nome dell’uomo è legione.
L’alternarsi di questi ‘io’, le loro lotte manifeste, di ogni istante, per la supremazia, sono comandate dalle influenze esteriori accidentali. Il calore, il sole, il bel tempo richiamano subito tutto un gruppo di ‘io’. Alcuni, naturalmente, sono più forti degli altri, ma non della loro propria forza cosciente. Essi sono stati creati dalla forza degli avvenimenti o dagli stimoli meccanici esterni. L’imitazione, l’educazione, la lettura, l’ipnotismo della religione, delle caste o delle tradizioni, o la seduzione degli ultimi slogans, danno origine nella personalità dell’uomo a degli ‘io’ molto forti che dominano intere serie di altri ‘io’ più deboli. Ma la loro forza non è che quella dei rulli nei centri [i rulli fonografici sarebbero degli apparecchi di registrazione di ogni centro sui quali vengono a incidersi le impressioni; l’insieme delle incisioni di tali rulli forma il materiale di associazione di un uomo]. E tutti questi ‘Io’ che costituiscono la personalità dell’uomo hanno la stessa origine delle incisioni sui rulli: sia gli uni che gli altri sono i risultati delle influenze esteriori e sono messi in movimento e comandati dalle influenze del momento.
L’uomo non ha individualità. Non ha un grande ‘Io’ unico. L’uomo è diviso in una moltitudine di piccoli ‘io’.
Ed ogni piccolo ‘io’ separato è capace di chiamare se stesso col nome della Totalità, di agire in nome della Totalità, di fare delle promesse, prendere delle decisioni, essere d’accordo o non essere d’accordo con quello che un altro ‘io’, o la Totalità dovrebbe fare. Questo spiega perché la gente prende così spesso delle decisioni e le mantiene così raramente. Un uomo decide di alzarsi presto, cominciando dall’indomani. Un ‘io’, o un gruppo di ‘io’, prende questa decisione. Ma l’alzarsi è una cosa che riguarda un altro ‘io’, che non è affatto d’accordo, e che può persino non essere stato messo al corrente della cosa. naturalmente quest’uomo continuerà a dormire il mattino seguente la sera deciderà di nuovo di alzarsi presto. In certi casi questo può comportare conseguenze molto spiacevoli. Un piccolo ‘io’ accidentale può, a un certo momento, fare una promessa, non a se stesso, ma a qualcun altro, semplicemente per vanità o per divertimento Poi scompare. Ma l’uomo, ossia l’insieme degli altri ‘io’ che sono assolutamente innocenti, dovrà forse pagare tuta la vita per questo scherzo. È la tragedia dell’essere umano, che qualunque piccolo ‘io’ abbia così il potere di firmare assegni e cambiali e che sia in seguito l’uomo, ossia la totalità, che debba farvi fronte. Vite intere trascorrono così, per regolare dei debiti contratti da piccoli ‘io’ accidentali.
Gli insegnamenti orientali contengono varie immagini allegoriche che cercano di ritrarre la natura dell’essere umano da questo punto di vista.
Secondo uno di essi, l’uomo è paragonato a una casa senza Padrone né sovrintendente, occupata da una moltitudine di servitori che hanno interamente dimenticato il loro dovere; nessuno vuole fare ciò che deve; ognuno cerca di essere il padrone, non fosse che per un momento; e, in questa specie di anarchia, la casa è minacciata dai più gravi pericoli. La sola speranza di salvezza è che un gruppo di servitori più sensati si riuniscano ed eleggano un sovrintendente temporaneo, cioè un sovrintendente delegato. Questo sovrintendente delegato può allora mettere gli altri servitori al loro posto, e costringere ciascuno a fare il proprio lavoro: la cuoca in cucina, il cocchiere nella scuderia, il giardiniere in giardino, e così via. In questo modo, la casa può essere pronta per l’arrivo del vero sovrintendente, il quale a sua volta preparerà l’arrivo del vero Padrone.
Il paragone dell’uomo con una casa che aspetta l’arrivo del padrone è frequente negli insegnamenti orientali che hanno conservato tracce dell’antica conoscenza e, come sapete, questa idea appare sotto varie forme, anche in molte parabole dei Vangeli.
Ma anche se l’uomo comprendesse nel modo più chiaro le sue possibilità, questo non lo farebbe progredire di un solo passo verso la loro realizzazione. Per essere in grado di realizzare queste possibilità, deve avere un desiderio di liberazione molto forte, deve essere pronto a sacrificare tutto, a rischiare tutto per la propria liberazione». (…)
Gurdjieff[Gurdjieff disse:] «C’è stata una domanda sulla vita futura: come crearla, come evitare la morte totale, come non morire.
Per raggiungere questo scopo, è indispensabile ‘essere’. Se un uomo cambia ad ogni minuto, se non vi è nulla di lui che possa resistere alle influenze esteriori, ciò significa che nulla in lui può resistere alla morte. Ma se egli diventa indipendente dalle influenze esteriori, se in lui appare ‘qualche cosa’ che possa vivere di per sé, questo ‘qualche cosa’ può anche non morire. Nelle circostanze ordinarie, noi moriamo ad ogni istante. Le influenze esteriori cambiano e noi cambiamo con esse; ciò significa che molti dei nostri ‘io’ muoiono. Se un uomo sviluppa in sé un ‘Io’ potrà anche sopravvivere alla morte del corpo fisico. Tutto il segreto è che non si può lavorare per la vita futura senza lavorare per questa vita. Lavorando per la vita, un uomo lavora per la morte, o piuttosto per l’immortalità. Questa è la ragione per cui il lavoro per l’immortalità, se così lo si può chiamare, non può essere separato dal lavoro per la vita in generale. Realizzando l’uno, si realizza l’altro. Un uomo può sforzarsi di essere, semplicemente per amore degli interessi della propria vita. Anche solo in questo modo, egli può divenire immortale. Noi non parliamo in particolare di una vita futura e non cerchiamo di sapere se essa esista oppure no, poiché le leggi sono le stesse ovunque. Studiando la sua stessa vita e quella degli altri, dalla nascita alla morte, un uomo studia tutte le leggi che governano la vita, la morte e l’immortalità. Se diventa padrone della sua vita, può diventare padrone della sua morte».
P. D. Ouspensky “Frammenti di un insegnamento sconosciuto

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