Tuttavia l’utilità vera dello yoga ed il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell’uomo, incosciente nella natura, coincide con la vita stessa, onde si possa dire luminosamente, guardandone insieme il cammino e l’adempimento:
“In verità, tutta la via è yoga”.
Sri Aurobindo
Sri Aurobindo (Aurobindo Ghose, অরবিন্দ ঘোষ; 15 agosto 1872 – 5 dicembre 1950) uno dei maggiori poeti indiani in lingua inglese, uno yogin capace di rinnovare l’antichissima tradizione spirituale indiana, e infine, quasi senza volerlo, un filosofo.
Il tema centrale della visione di Sri Aurobindo è l’evoluzione della coscienza e della vita umane in una coscienza-di-verità e in una “vita divina”. Secondo Sri Aurobindo l’uomo non è il prodotto finale dell’evoluzione, ma un essere di transizione. Il passaggio dall’uomo alla prossima tappa dell’evoluzione terrestre, egli afferma, “è inevitabile perché ad essa tendono sia l’intenzione dello spirito interiore sia la logica del procedere della Natura”. Per poter compiere coscientemente questo passaggio evolutivo lo yoga deve abbracciare la vita e la materia, non cercare di evaderne; il sentiero spirituale di Sri Aurobindo è infatti conosciuto come “Yoga integrale”.
Sri Aurobindo, voleva reintegrare lo Spirito nell’uomo e nella materia – e creare “la vita divina sulla terra: “I cieli al di là sono grandi e meravigliosi, ma più grandi e meravigliosi i cieli che sono in voi. È questo l’Eden che attende il divino operaio “.
Lui affermò: “Lo yoga è l’arte di scoprire sé stesso”.
“L’Oriente e l’Occidente” “vedono la vita in due differenti modi, che non sono altro che i due lati di una sola realtà. Fra la verità pragmatica, che l’Europa moderna appassionatamente afferma nel vigore della vita e nella danza divina della Natura, e la Verità eterna che il pensiero indiano ama e cerca con eguale passione, non esiste divorzio e nemmeno litigio. La verità una, immutabile, è lo Spirito. Senza lo Spirito la verità pragmatica dell’universo non avrebbe origine né fondamento, il mondo sarebbe sprovvisto di senso, vuoto d’indirizzo, senza destinazione, un fuoco d’artificio che turbina nel nulla per svanire da nessuna parte. Ma la verità pragmatica, non è un sogno del non-esistente, non è un’illusione, né una prolungata caduta in un delirio futile dell’immaginazione creatrice. Sarebbe come dite che lo Spirito eterno è un ubriaco o un sognatore o l’alienato della propria gigantesca allucinazione. Le verità dell’esistenza universale sono di due specie: le verità immutabili dello Spirito e la Coscienza che gioca con esse: dissonanze, variazioni, esplorazione dei possibili, reversioni, perversioni e conversioni ascendenti, in un motivo armonioso sempre più alto. E’ Lui che opera in sé stesso, Lui il creatore e l’energia, la causa e il metodo e il risultato, il meccanico e la macchina, la musica ed il musicista, il poeta ed il poema, Lui è la supermente, la mente, la vita e la materia, Lui l’anima e Lui la natura”.
“Se il tuo scopo è grandeei i tuoi mezzi piccoli,agisci comunque;perchè solo con l’azioneessi possono crescerein te.”
“L’essenza dello yoga è il contatto della coscienza umana individuale con la coscienza divina. Lo yoga è l’unione tra ciò che nel giuoco dell’universo è stato separato dal suo vero Sé, e dalla sua stessa origine ed universalità. Il contatto può avere luogo in qualsiasi punto di questa coscienza varia e complessa che chiamiamo la nostra personalità. Può effettuarsi nel fisico per mezzo del corpo, nel vitale attraverso il giuoco delle funzioni che determinano lo stato e le esperienze del nostro essere nervoso; nella mente, sia attraverso le emozioni del cuore o la volontà attiva e l’intendimento, sia, in modo più ampio, con la conversione della coscienza mentale in tutte le sue attività. Può anche compiersi un risveglio diretto alla Verità ed alla Beatitudine universali o trascendenti, quando nella mente l’ego centrale si converte. Il punto di contatto che scegliamo determina il tipo di yoga che praticheremo. Lo scopo dello yoga è di entrare nella Presenza e nella coscienza divine ed esserne posseduti, amare il Divino solamente per il divino e, nella nostra volontà, nelle nostre attività, e nella nostra vita essere gli strumenti del Divino.” Sri Aurobindo
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