Frasi di Carlos Castaneda

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Nel “Il lato attivo dell’infinito” sono contenute le rivelazioni più sconvolgenti che il nagual don Juan Matus fa al suo discepolo Carlos Castaneda: l’umanità è schiava di spietati esseri inorganici, i “Voladores”, che si cibano della sua consapevolezza.

 

Ogni essere umano possiede due menti: una è completamente nostra ed è simile ad una voce debole che ci porta sempre ordine, direzione e uno scopo preciso; l’altra è invece una installazione estranea che ci porta conflitti, arroganza dubbi e disperazione.

 

Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti.

 

Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e relegata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è un’installazione estranea.

 

Per risolvere il conflitto delle due menti occorre avere l’intenzione di farlo. Gli sciamani evocano l’intento pronunciando a voce alta e chiara la parola intento: è una forza che esiste nell’universo, e quando gli sciamani la evocano si presenta loro e predispone il sentiero per la realizzazione. Questo significa che gli sciamani riescono sempre a fare quello che vogliono.

 

L’intento può essere evocato per qualunque motivo, ma gli sciamani hanno imparato a loro spese che si presenta loro solo per qualcosa di astratto. E’ la loro valvola di sicurezza, senza la quale sarebbero insopportabili. Nel tuo caso, evocare l’intento per risolvere il conflitto delle tue due menti o sentire la voce della tua vera mente non è una questione meschina, triviale o arbitraria: al contrario, è astratta ed eterea, e riveste per te un’importanza fondamentale.

 

Prova a pensare a ogni singolo essere umano che esiste sulla faccia della terra e, senza ombra di dubbio, scoprirai che chiunque sia, qualunque cosa pensi di se stesso o possa mai fare, il risultato delle sue azioni è sempre lo stesso: figure insensate davanti a uno specchio.

 

Non dare retta a quella voce superficiale che ti fa arrabbiare. Devi invece prestare ascolto a quella più profonda che ti guiderà d’ora in avanti, la voce che ride. Ascoltala e ridi con lei. Ridi! Ridi!

 

L’intero genere umano non vuole sentire nulla. La gente presta ascolto solo quello che vuole sentirsi dire.

 

La tua persona ha ben poco a che fare con il tuo corpo: è infatti la tua mente. E devi credermi, la tua mente non ti appartiene affatto.

 

Per l’infinito l’unica impresa degna di un guerriero è la libertà, qualunque altra attività è un inganno.

 

In difetto non sono quelli che ti circondano. Loro non possono evitare di essere quello che sono. Tu sei in difetto, perché invece di aiutare te stesso preferisci giudicare loro. Ma solo gli idioti giudicano. Giudicandoli, non farai altro che tirare fuori il loro lato peggiore. Siamo tutti prigionieri ed è questa prigionia a indurci ad agire con tanta meschinità. La tua sfida sta nel prendere gli altri così come sono. Lasciali in pace.

 

Vidi una strana ombra scura proiettata sulle chiome degli alberi. Forse era un’ombra sola che si muoveva avanti e indietro, oppure erano più ombre che si spostavano da sinistra a destra e da destra verso sinistra, o ancora verso l’alto. Assomigliavano a giganteschi pesci neri. Era come se un enorme pesce spada stesse volando nell’aria. Quello spettacolo finì per spaventarmi.

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Gli sciamani dell’antico Messico furono i primi a scorgere quelle ombre e decisero di occuparsene.

Le videro come le vedi tu adesso e le videro come energia che fluisce nell’universo. E scoprirono qualcosa di trascendentale.

 

Scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita. Un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita. Gli uomini sono suoi prigionieri. Il predatore è nostro signore e maestro e ci ha resi docili, impotenti. Se vogliamo protestare, soffoca le nostre proteste. Se tentiamo di agire in modo indipendente non ce lo permette.

 

I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie, i “gallineros”, i predatori ci allevano in stie umane, gli “humaneros”, garantendosi così un’infinita riserva di nutrimento.

 

Rifletti per un momento e dimmi come spiegheresti la contraddizione esistente tra l’intelligenza dell’uomo che costruisce, organizza e la stupidità del suo sistema di credenze, oppure la stupidità del suo comportamento contraddittorio. Secondo gli sciamani, sono stati i predatori ha instillarci questi sistemi di credenze, il concetto di bene e di male, le consuetudini sociali. Sono stati loro a definire le nostre speranze e aspettative, nonché i sogni di successo e i parametri del fallimento. Ci hanno dato avidità, desiderio smodato e codardia. Ci hanno reso abitudinari, centrati nell’eco e inclini all’autocompiacimento.

 

Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti, i predatori si sono impegnati in un’operazione stupenda, naturalmente dal punto di vista dello stratega. Orrenda, nell’ottica di chi la subisce. Ci hanno dato la loro mente! Mi ascolti? I predatori ci hanno dato la loro mente, che è diventata la nostra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia del cibo e la tua non è altro che l’ansia del predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto e il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopo tutto, è la loro, i predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene, garantendosi un certo livello di sicurezza che va a mitigare la loro paura.

 

È di questa patina luminosa di consapevolezza che si alimentano i predatori, e quando un essere umano raggiunge l’età adulta, tutto ciò che gli resta è un bordo sottile che va dalla cima della testa alla punta dei piedi. Proprio l’esilità di tale bordo consente al genere umano di continuare a vivere, benché faticosamente.

 

Quel sottile bordo di consapevolezza è l’epicentro dell’egocentrismo in cui l’uomo è irrimediabilmente intrappolato. Facendo leva proprio sul nostro egocentrismo, l’unico aspetto consapevole rimastoci, i predatori creano fiammate di consapevolezza che poi procedono spietatamente a consumare. Ci danno problemi futili per forzare tali fiammate a emergere e, in questo modo, ci fanno sopravvivere per continuare a nutrirsi della fiammeggiante energia delle nostre pseudo-preoccupazioni.

 

Gli antichi sciamani vedevano il predatore. Lo chiamavano quello che vola (volador), perché si muove a balzi nell’aria.

 

Ciò che abbiamo di fronte non è un predatore qualunque. E’ intelligente e organizzato. Segue matematicamente un programma destinato a renderci del tutto impotenti. L’uomo, l’essere che era destinato a essere magico, non lo è più. Si è ridotto a un banale pezzo di carne. Non ci sono più sogni degni dell’uomo, ma ci sono solo i sogni di un pezzo di carne: triti, convenzionali, stupidi.

 

Questo predatore è naturalmente un essere inorganico, non è invisibile ai nostri occhi come lo sono altri esseri inorganici. Proprio come fanno i bambini, noi lo vediamo ma poiché ci appare troppo orribile preferiamo non pensarci.

 

L’unica alternativa possibile per l’umanità è la disciplina. La disciplina è il solo deterrente. Ma parlando di disciplina non mi riferisco ad uno stile di vita spartano: alzarsi ogni mattina alle cinque e mezzo e bagnarsi nell’acqua fredda fino a diventare blu. Gli sciamani interpretano la disciplina come la capacità di affrontare in modo sereno eventualità che esulano dalle nostre aspettative. Per loro, la disciplina è un’arte: l’arte di affrontare l’infinito senza vacillare, e non perché siano forti e duri, ma perché sono animati da timore reverenziale.

 

La disciplina rende la patina luminosa di consapevolezza sgradevole al gusto di quello che vola. Il risultato è che il predatore rimane sconcertato, confuso. Così, ingannato e smarrito, non ha altra alternativa che sospendere la sua opera nefasta. Se la nostra patina luminosa di consapevolezza rimane intatta per qualche tempo, ha la possibilità di crescere.

 

Mediante la disciplina, gli stregoni tengono a bada i predatori quanto basta per permettere alla loro patina luminosa di consapevolezza di superare il livello delle dita dei piedi. Da quel momento, essa riacquista la sua dimensione originaria.

 

Il supremo stratagemma degli sciamani dei tempi antichi consistette nel caricare di disciplina la mente di quello che vola. Scoprirono che affaticando col silenzio interiore la mente di quello che vola, l’installazione estranea fugge, dimostrando così con assoluta certezza la sua origine aliena. Successivamente l’istallazione estranea ritorna, ma non più così forte; ha quindi inizio un processo in cui la fuga della mente di quelli che volano diventa routine, fino a quando sparisce definitivamente.

 

La disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena. Ed è appunto attraverso la disciplina che gli sciamani sconfiggono l’installazione estranea.

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