“Un guerriero sa di essere solo un uomo. Il suo unico rimpianto è che la brevità della vita non gli consente di afferrare tutto quello che vorrebbe ma per lui questo è solo un inconveniente, non un problema.
Sentirsi importanti rende pesanti, goffi e vani. Per essere un guerriero un uomo deve essere leggero e fluido.
La maniera più efficace di vivere è vivere da guerriero. Un guerriero può preoccuparsi e riflettere prima di prendere una decisione, ma una volta che l’ha presa, va per la sua strada, libero da timori e preoccupazioni; sono mille le decisioni che ancora lo attendono. Questa è la vita del guerriero.
Un guerriero vive agendo, non pensando di agire, e neppure pensando a quello che penserà quando avrà finito di agire.
Un guerriero sceglie una strada, qualunque strada, con il cuore, e la segue; e poi si rallegra e ride. Sa, perché “vede” che la sua vita finirà anche troppo presto. “Vede” che non c’è nulla che sia più importante di tutto il resto.
Un uomo comune è troppo preoccupato di farsi piacere gli altri o di piacere a sua volta. Al guerriero piace qualunque cosa, qualunque cosa o persona che decida di farsi piacere, e questo è tutto.
Un guerriero si assume la responsabilità delle proprie azioni, anche delle più banali. Un uomo comune mette in pratica i propri pensieri e non si assume mai la responsabilità di ciò che fa.
L’uomo comune vince o perde e, a seconda dei casi, si fa persecutore o vittima. Queste due condizioni hanno ragione di esistere finché un uomo non “vede”. Il “vedere” disperde ogni illusione di vittoria, sconfitta o sofferenza.
Un guerriero sa che cosa sta aspettando e che sta aspettando, e pur aspettando non vuole nulla, così che ogni piccola cosa che ottiene è più di quanto gli serva. Se ha bisogno di mangiare, trova il modo di farlo, perché non ha fame; se qualcosa ferisce il suo corpo, trova il modo di arrestare quel qualcosa, perché non soffre. Un uomo che ha fame o prova dolore non è un guerriero, e le forze della sua fame e del suo dolore lo distruggeranno.
Negare se stessi è un atto di indulgenza. L’indulgenza del negarsi è di gran lunga la peggiore; ci induce a credere di compiere grandi cose, quando di fatto siamo semplicemente fermi nel nostro ego.
Quando un uomo intraprende la strada del guerriero diventa gradatamente consapevole di essersi lasciato per sempre alle spalle la vita ordinaria. Ciò significa che la realtà ordinaria non può più proteggerlo e che per sopravvivere dovrà adottare un nuovo modo di vita.
Lo spirito del guerriero non tende all’indulgenza o alla lamentela, non tende alla vittoria né alla sconfitta. Tende unicamente alla lotta, e ogni lotta è la sua ultima battaglia sulla terra. Ecco perché i risultati sono di scarsa importanza per lui. Nella sua ultima battaglia sulla terra, un guerriero lascia che il suo spirito fluisca libero e chiaro. E mentre combatte, consapevole dell’impeccabilità della sua “volontà”, un guerriero ride e ride.
Parliamo incessantemente a noi stessi del nostro mondo ed è proprio grazie a questo nostro dialogo interiore che lo preserviamo, e ogni qualvolta smettiamo di parlarci di noi e del nostro mondo, il mondo rimane sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo. Non solo; è mentre parliamo a noi stessi che scegliamo le nostre strade. Ripetiamo quindi le stesse scelte fino al giorno della morte, perché fino a quel giorno continuiamo a ripeterci le stesse cose. Un guerriero è consapevole di questo atteggiamento e si sforza di fermare il suo dialogo interiore.
In nessuna circostanza ciò che gli esseri umani fanno può essere più importante del mondo. Un guerriero, quindi, considera il mondo un mistero infinito e le azioni degli uomini un’infinita follia.”
C.Castaneda
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