Con il termine “medicina quantistica” indichiamo un nuovo tipo di medicina vista con l’ottica della fisica quantistica, che come molti sanno è quella parte della fisica che indaga la realtà nel campo dell’infinitamente piccolo.
L’essere umano è costituito di materia ed energia, indissolubilmente legate fra loro e trasformabili una nell’altra. Inoltre l’energia è anche vibrazione e quindi frequenza, pertanto un corpo materiale non solo possiede energia, ma può anche emettere o assorbire frequenza. Ogni cellula del nostro organismo, tramite il suo DNA che funziona come un trasmettitore–ricevitore, emette e può ricevere segnali frequenziali e tutte le cellule dell’organismo sono in continua e istantanea comunicazione fra di loro e si scambiano messaggi elettromagnetici con precisi effetti biologici.
Tutto questo costituisce un sistema di autoregolazione continua, i cui dati viaggiano in continuazione tra le cellule per mantenere un equilibrio dinamico che si adatta alle modificazioni interne ed esterne e rappresenta equilibrio e salute.
Quando insorge un disturbo nella rete elettromagnetica di controllo e quindi nel sistema di autoregolazione, può insorgere una patologia. La Medicina Quantistica studia l’aspetto energetico-elettromagnetico della fisiologia e interviene su questo piano.
Un aspetto importante dal punto di vista psicologico è il fatto che emozioni come rabbia, gioia, ansia etc. hanno effetti sul nostro corpo, di conseguenza modificano le frequenze che il corpo emette. Tutto ciò può essere rilevato, di conseguenza, tramite il livello frequenziale, si possono indagare anche le emozioni. È importante notare come a livello frequenziale non si faccia distinzione tra fegato, rabbia, il sistema immunitario, o un singolo batterio, l’ansia etc. poiché sono tutte frequenze vibratorie e si distinguono tra loro “solo” per la particolare frequenza, come si può vedere dai campi di applicazione.
Meccanica e Fisica Quantistica
Fu Max Planck, agli inizi del Novecento, a introdurre per primo il concetto del “quanto”come la particella elementare costituente elettricità e materia. Questa intuizione, che si concretizzò nel dualismo onda-corpuscolo della materia, portò al fallimento delle teorie classiche e fu terreno fertile per numerosi studiosi come J. C. Maxwell, W. Heisemberg, A. Einstein, Popp, Frohlch, P. Nogier, i quali affiancarono alla Fisica studi paralleli di Chimica, Medicina, Biologia ed arrivarono a dimostrare come l’uomo e l’universo siano un tutt’uno, interconnessi da una matrice primordiale che permette all’uno di influenzare l’altro e viceversa.
Albert Einstein non avrebbe mai potuto realmente accettare la teoria quantistica come una scienza finita, perché la meccanica quantistica poteva in generale solo dare le probabilità di come singole particelle si sarebbero comportate, e non calcolare certezze assolute. Da qui, l’origine della famosa obiezione di Einstein “Dio non gioca a dadi con l’universo”. Il famoso scienziato ha sempre sperato che, alla fine, qualcuno sarebbe stato in grado di trovare tutti i parametri ed i principi che avrebbero permesso alla fisica di calcolare tutto con la precisione desiderata, ma ciò non avvenne.
La teoria quantistica è stata chiamata prima meccanica quantistica, perché si supponeva che ci doveva essere una qualche legge meccanica coinvolta nel movimento delle particelle atomiche e dei quanti di energia simile a quella che descrive la meccanica dei corpi macroscopici, come i pianeti. Tuttavia, si è constatato che particelle strettamente legate si comportano come onde, e che ognuna influenza le altre come se fossero un unico essere. In un senso più ampio, la teoria quantistica è quindi la scienza dei sistemi complessi, e lo strumento principale della meccanica quantistica è la statistica. La teoria quantistica ha quindi una portata molto più ampia del mondo microscopico, e può essere applicata a sistemi in generale dove molte singole parti lavorano insieme e si influenzano a vicenda. Un esempio lampante di sistemi del genere è quello rappresentato dagli esseri viventi, poiché ognuno è una rete molto complessa di cellule, organi e sistemi che interagiscono continuamente. Pertanto, la scienza quantistica offre gli strumenti adeguati per lo studio di tutti gli aspetti del comportamento del genere umano, così come le interazioni tra parti del corpo, mente ed emozioni come un’unica rete interconnessa. La medicina quantica, dunque, è una medicina che vede la vita, la salute e la malattia come fenomeno di rete, utilizzando la statistica come strumento analitico.
La scienza quantistica non è, come credeva Einstein, una scienza incompleta, ma una scienza molto avanzata perché ammette che nei sistemi complessi la scienza possa dare solo probabilità in merito al comportamento dei singoli componenti. Le tecniche che le compagnie di assicurazione usano per calcolare la probabilità di malattie, incidenti o catastrofi naturali sono molto vicine a quelle della teoria quantistica, perché entrambe lavorano con sistemi di rete complessi. Guardando a un livello più profondo di Einstein, è in realtà molto rassicurante che nella teoria quantistica non ci sia modo di dare numeri assoluti e date per tutto ciò che accadrà ad un dato individuo, poiché questo potrebbe escludere qualsiasi libero arbitrio. Inoltre, creerebbe un paradosso insormontabile immaginare che noi vogliamo vivere in piena libertà in un mondo che è completamente imprevedibile, quando ogni nostro atomo e ogni nostra cellula è costituita dal materiale di quello stesso mondo.
In sintesi, la medicina quantica realizza la connessione di tutto, e quindi dispositivi e metodi che pretendono di applicare i principi quantistici devono prima di tutto essere loro stessi collegati con quello che pretendono di trattare. Una connessione reale però è sempre un processo a due vie, che significa che il processo di trattamento è un qualcosa che va adattato in base ai segnali ricevuti indietro dal destinatario.
Materia, Energia, Informazione, Coscienza – il modello C.I.E.M..
La conoscenza e la consapevolezza di tutte quelle leggi fisiche a cui la materia biologica risponde
sono da considerarsi fondamentali per tutti i professionisti della salute e del benessere.
Einstein ci insegna come tutto ciò che è Materia, in realtà è anche Energia, entrambi correlati dall’equazione E=mc2; anche Energia ed Informazione sono legate tra loro secondo una relazione di dipendenza in cui rientra anche la costante di Planck h, cioè I=f(E,h).
Informazione, Energia e Materia sono quindi tutte collegate a cascata, la materia non esiste senza energia, che a sua volta non ha forma senza informazione. In altre parole, la nostra mente produce informazioni che poi vengono messe in moto dall’energia per governare la materia E’ pertanto proprio l’informazione che determina come si deve comportare la materia, ed è quest’aspetto del mondo fisico che va necessariamente approfondito.
Una semplice rappresentazione di tutto questo è il modello C.I.E.M. – Coscienza, Informazione, Energia, Materia – teorizzato e divulgato presso numerosi congressi e seminari dall’Ing. Andrea Gadducci, Ingegnere Elettronico esperto in Biomedica e in metodiche Quanto-Biofisiche, Cofondatore e titolare di Bio-t – Tecnologie per la Vita.
- Il primo piano della realtà, quello della materia, è quello più intuitivo per i nostri sensi. Appartengono a questo piano, governato da spazio e tempo, ad es. la chimica con tutti gli elementi, le cellule di un organismo vivente, le molecole nelle varie forme (solida, liquida, gassosa), le particelle elementari come elettrone e fotone, e tutte queste entità ci risultano sperate e ben definite.
- Il piano dell’energia, collegato al primo dalla famosa equazione di Einstein, dipende ancora dai concetti di spazio e tempo, e solo negli ultimi due secoli abbiamo cominciato a familiarizzare con i concetti che sottende: elettromagnetismo, energia meccanica (es. suono), potenziali di membrana cellulare, legami tra molecole, correnti elettriche, campi magnetici, calore, lavoro, e di nuovo elettrone e fotone, che ritroviamo anche qui a causa della loro natura duale particella-onda.
- Il mondo dell’informazione è quello di cui si parla tanto ultimamente, ma del quale si conosce ben poco. L’informazione è, in sostanza, ciò che da forma all’energia, e quindi alla materia, in altre parole la matrice che governa l’universo, in cui è scritto che quegli atomi devono vibrare a quella frequenza. A questo livello non vi è più distinzione, tutto l’universo è interconnesso, siamo anche fuori dalle leggi dello spazio e del tempo.
In un paragone con l’antichità, parliamo del motore immobile di Aristotele, o della monade di Platone. Cimentandoci in un paragone più attuale invece, è come se l’informazione fosse il software che governa il funzionamento di un PC, dove l’energia è rappresentata da tensione, corrente, suono etc. mentre le diverse parti fisiche (case, cavi…) sono la materia. Alcuni concetti risonanti col mondo dell’informazione sono ologramma, programma, idea, simbolo, numeri, frequenze…
- Infine abbiamo la coscienza, che è ciò che sceglie di interagire col tutto in diverse forme, sia volontarie che involontarie (coscio, inconscio, inconscio collettivo).
Applicando questo modello ad un’azione quotidiana semplice, come il movimento di un braccio da un punto A ad un punto B, ho la seguente sequenza:
- Coscienza: desidero muovere il mio braccio da A a B. Creo in tempo reale le coordinate di movimento nel piano dell’informazione
- Informazione: ho le coordinate di movimento passate dalla coscienza, informo ( = do forma) all’energia per raggiungere tale scopo
- Energia: trasmette l’informazione I attraverso varie forme, come impulsi elettrici, biofotoni etc. alla materia M, che si muove.
- Il braccio esegue il movimento da A a B
Uno dei principali problemi della medicina attuale è che questa lavora quasi esclusivamente sul piano della materia (es. farmaci che lavorano solo sulla biochimica), tralasciando o comunque dando poca importanza a quello che c’è a monte, ossia energia ed informazione. Dovrebbe essere premura del medico o dell’operatore, dotarsi di strumenti per osservare ed indagare il mondo dell’energia e dell’informazione, rendersi consapevole di come la realtà sia gestita da una trama olografica di informazione e di come egli stesso sia la manifestazione di energia ed informazione, elementi che scambia a sua volta con quella dei propri pazienti.
Di seguito, il video estratto dall’intervento dell’Ing. Andrea Gadducci al congresso MedCam 2013 tenutosi a Lazise (VR):
Medicina Quantistica e Fisica Evolutiva
Un “sistema di comunicazione” vivente – il DNA come antenna
Quando gli elettroni accelerano, emettono radiazioni, ossia campi elettromagnetici. Se l’elettrone si muove di moto uniforme, infatti, si trascina dietro il proprio campo elettrico “senza scossoni” e non irraggia, ma se l’elettrone subisce una brusca frenata, il campo elettrico si trova sbilanciato e tende a proseguire sotto forma di onda. La radiazione, dunque, dipende dall’accelerazione e non dalla velocità dell’elettrone.
Nelle antenne trasmittenti gli elettroni vengono fatti accelerare per emettere onde elettromagnetiche che colpiranno altre antenne, stavolta riceventi. L’onda che incide sull’antenna ricevente accelera gli elettroni contenuti nella stessa, così da generare correnti elettriche leggibili dal ricevitore.
Anche il DNA può essere assimilato ad un condensatore elettrico le cui armature sono costituite dalle catene di molecole disposte fra loro parallelamente, a struttura elicoidale, e il mezzo dielettrico è costituito da acqua contenente atomi di vari elementi quali carbonio, azoto, ossigeno, zolfo, fosforo. La catena elicoidale del DNA, inoltre, può essere paragonata ad un solenoide il cui campo magnetico è dell’ordine del centomiliardesimo di Gauss.
Quindi il DNA ha le caratteristiche di un circuito oscillante, cioè di una antenna, e come tale può ricevere e trasmettere onde elettromagnetiche e quindi informazioni.
Lo scienziato tedesco Fritz Albert Popp ha dedicato i propri studi a verificare l’ipotesi per cui le cellule comunichino tra loro mediante segnali elettromagnetici, e solo sussidiariamente e localmente tramite la biochimica. Popp riuscì a dimostare che:
- Il DNA funziona come trasmettitore e ricevitore, avente una densità d’informazione pari a 10^21 Bit/cm^3
- Le cellule comunicano tramite campi elettromagnetici, oltre che chimicamente, nel campo dagli infrarossi agli ultravioletti dai 200 agli 800 nm circa.
Uno degli esperimenti più famosi di Popp prevede l’utilizzo di due colture di cellule in contenitori di vetro separati fra loro da un diaframma di vetro oppure di vetro al quarzo, che è permeabile solo alla luce ultravioletta. In una delle due colture viene indotta un’infezione virale. Ne primo caso, non vi è nessuna alterazione sulla seconda coltura. Col diaframma al quarzo invece si riscontrano sintomi di infezione con una riproducibilità dell’80% su oltre 10.000 esperimenti eseguiti.
Questo dimostra inequivocabilmente che c’è stata comunicazione di informazione fra una coltura e l’altra, e che questa comunicazione è avvenuta sulle frequenze della luce ultravioletta.
Esperienze come questa dimostrano come la sola chimica non possa bastare a descrivere appieno il funzionamento del corpo umano, e in generale di tutti gli esseri viventi, e che sia fondamentale conoscere e applicare i principi della fisica.
Ologramma e cervello olomico
Ologramma e frattali
Una scoperta fondamentale della fisica quantistica consiste nel fatto che, a livello subatomico, non esistono particelle se non in relazione alle altre. Ciò che chiamiamo oggetti sono in realtà punti di correlazione di una rete dinamica ininterrotta ed interconnessa di eventi, moti, reazioni, energie: la Matrice Vivente della natura.
In questo contesto si colloca il concetto di modello olografico, una della principali basi scientifico-filosofiche della nuova scienza olistica e del paradigma olistico che, a partire da dati fisico-matematici, estende la propria interpretazione all’intero campo dell’esistenza e alle dimensioni della coscienza. Si basa sul concetto di informazione globale che lega una parte al tutto: la singola parte, in tale modello, diventa un ologramma del tutto, ossia contiene al suo interno una rappresentazione completa dell’insieme da cui deriva.
L’ologramma si manifesta rispettando geometrie frattali, ossia geometrie nelle quali un oggetto si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, in altre parole non cambia aspetto anche se visto con una lente d’ingrandimento. La natura è ricca di esempi di questo tipo, basti pensare al broccolo romanesco o alla struttura di un fiocco di neve.
Anche il corpo umano ha una struttura olografica, sfruttata in diverse discipline mediche o di medicina complementare, come l’Auricoloterapia, nella quale si riesce ad ottenere una gran quantità di informazioni sullo stato dell’intero organismo dal solo orecchio, o l’iridologia, che analizza lo stato della persona passando dall’analisi appunto dell’iride.
E che dire della cellula, unità basilare ogni organismo vivente, il cui DNA interno offre un quadro unico e completo di tutto l’organismo?
Considerando tutti gli esempi descritti, e portandoli ad un livello più ampio, possiamo dire che la teoria olografica illustra una verità tanto sorprendente quanto difficile da accettare: in ogni punto dell’universo è possibile ottenere informazioni inerenti l’intero universo stesso.
L’ologramma: la parte nel tutto, il tutto nella parte
Cerchiamo ora di capire più nel dettaglio cos’è un ologramma. L’ologramma nasce dal laser. Nella produzione di un ologramma, infatti, un fascio laser puro viene fatto passare da uno specchio semiargentato, che lo divide in due fasci identici: il primo resterà puro, il secondo verrà proiettato sull’oggetto da “fotografare” che riflettendolo lo modificherà. Poi i due fasci, quello puro e quello modificato, si riuniscono e impressionano la lastra olografica, su cui arriva un fascio puro e uno modificato dall’oggetto. Tra questi due fasci si viene a creare un fenomeno di “interferenza” che appare sulla lastra olografica sotto forma di cerchi concentrici senza un senso apparente; queste linee di interferenza contengono tutte le informazioni tridimensionali dell’oggetto fotografato.
Investendo ora la lastra precedentemente impressionata con un fascio laser puro, si ottiene un’immagine tridimensionale dell’oggetto catturato. Inoltre, ed è questo uno dei concetti più importanti dell’ologramma, al contrario di una normale pellicola fotografica la lastra dell’ologramma contiene l’intera immagine in ogni suo punto: se la spezziamo in tanti pezzi, ogni pezzo conterrà l’intera immagine, solo un po’ più sfocata a causa di una minima perdita di dettaglio. Questo significa che ogni punto dell’ologramma contiene, in perfetto ordine tridimensionale, tutte le informazioni dell’oggetto.
Il modello olografico quindi è essenzialmente un modello di relazione e di informazione globale, un modello universale, potente e fecondo: la sua forma è naturalmente tridimensionale, come insieme o campo, idealmente sferica, come ogni unità micro-macrocosmica. Il modello olografico costituisce una delle basi teoriche che sostengono il concetto di ordine implicato di Bohm, dove tutto è connesso e in ogni punto c’è l’immagine e l’informazione del tutto. Dalle sfere celesti del macrocosmo agli atomi vivi della concezione greca, il modello olografico sembra ridare vita e comprensione scientifica alle visioni unitarie di tutti i tempi e di tutte le culture.
Così l’uomo diventa un insieme, un’unità olografica che contiene in sé la matrice dell’informazione totale del sistema in cui è incluso (la sfera terrestre, la sfera schiacciata del sistema solare, della galassia, e così via), e con il quale c’è un continuo scambio di informazioni e di energie; la stessa continua relazione, simultaneamente, esiste anche con le sfere più piccole di cui è composto, le cellule, gli atomi e le particelle subatomiche.
Il modello olografico – una nuova prospettiva della realtà
Il neuroscienziato Karl Pribram di Stanford e il fisico David Bohm, dell’università di Londra, hanno proposto una teoria associata, che potrebbe spiegare fenomeni come le esperienze trascendentali, gli eventi paranormali e le normali stranezze della percezione, portando profondissime implicazioni in ogni aspetto della vita umana.
I nostri cervelli, secondo questa teoria, costruiscono matematicamente la realtà “concreta”, quella che viviamo tutti i giorni, interpretando frequenze da un’altra dimensione, una dimensione di realtà primaria strutturata e significativa che trascende lo spazio/tempo.Il cervello è un ologramma che interpreta un universo olografico.
Fenomeni che riflettono stati non ordinari del cervello, come gli stati non ordinari di coscienza, sarebbero dovuti a una sintonizzazione alla matrice invisibile (il cosiddetto campo informazionale) che genera la realtà “concreta”. Si renderebbe possibile l’interazione con la realtà a livello primario, dando così spiegazione della precognizione, della psicocinesi, dei processi di guarigione, della distorsione del senso del tempo, dell’apprendimento rapido… e dell’esperienza di “essere uno con l’universo”, della convinzione che la realtà ordinaria è un’illusione, delle descrizioni del vuoto come paradossalmente pieno. Come dicono i taoisti: “Il reale è vuoto e il vuoto è reale”.
Il fisico David Bohm dice che l’ologramma è un punto di partenza per una nuova descrizione della realtà: l’ordine implicato. La realtà classica era focalizzata solo sulla manifestazioni secondarie, l’ordine esplicato delle cose, e non sulla loro sorgente. Queste manifestazioni secondarie vengono estratte da un flusso intangibile e invisibile, che non è fatto di parti separate ma è una interconnessione inseparabile.
Bohm dice che le leggi fisiche primarie non possono essere scoperte da una scienza che tenti di dividere il mondo in parti.
Ci sono implicazioni convergenti nel modello che afferma che il cervello impiega un processo olografico per estrarre (astrarre) i suoi contenuti dal terreno olografico. I parapsicologi hanno cercato invano l’energia che poteva trasmettere la telepatia, la psicocinesi, l’energia dei guaritori, ecc. Se questi eventi emergono da un vasto campo di frequenze che trascende lo spazio e il tempo essi non hanno bisogno di essere trasmessi, perché sono potenzialmente simultanei e presenti ovunque. Lo spazio e il tempo verrebbero a crearsi nell’ordine esplicato come effetto del funzionamento olografico del cervello, dell’osservatore. Nella matrice originale del campo delle frequenze tutto è copresente e interconnesso, cioè in ogni punto c’è già un immagine olografica del tutto sia in termini spaziali che temporali.
Paradigma olografico – vita/coscienza
Dalla teoria olografica si possono trarre alcune ipotesi fondamentali sulla vita e la coscienza:
1) Nulla esiste veramente come energia pura o materia pura.
Ogni aspetto dell’universo, addentrandosi in profondità nei mattoni che costituiscono il cosiddetto mondo fisico, sembra esprimersi come manifestazione vibrazionale, con una demarcazione tra materia ed energia sempre più sottile.
Le particelle fondamentali della vita sembrano vivere in una ‘terra di nessuno’ fra questo stati estremi dell’essere, stati per i quali unico mezzo di indagine sembra essere la statistica.
Anche i diversi aspetti del cosiddetto ‘mondo non-fisico’ (psicologico, del corpo e della mente) non sembrano così distinti. Anche le particelle fondamentali o unità di coscienza sembrano vivere da qualche parte nella terra di nessuno energetica fra i due stati estremi dell’essere.
Questo punto suggerisce che i vari aspetti dell’universo si esprimono in forma di strutture energetiche che si mescolano fra loro, a volte distinguendosi le une dalle altre ma sempre contenendo informazioni che ne definiscono l’identità.
2) Ciascun aspetto dell’universo è un tutto in sé, un essere intero, un sistema compiuto in sé che contiene al suo interno una riserva completa di informazione su se stesso.
Quest’informazione non esiste necessariamente nell’ambito di un sistema nervoso centrale come fatto o teoria, ma può esistere come informazione energetica o vibrazionale.
Questo porta a due importanti riflessioni. Primo, la scienza pre-olografica ha proposto l’esistenza di due categorie generali di materia, quella vivente e quella non vivente.
In questa struttura, i cosiddetti sistemi viventi vengono intesi come un tutto biologico fondamentalmente intelligente, mentre i sistemi non-viventi non possederebbero alcuna di queste caratteristiche. Poiché, invece, tutti gli aspetti delI’universo sarebbero espressioni energetiche, la rigida linea fra vivente e non-vivente decade..
Il secondo punto di sfida ha a che fare con la constatazione che ciascun aspetto dell’universo contiene e riceve informazione.
Nell’ambito di questo nuovo paradigma olistico ogni cosa non solo è vivente ed esiste come un tutto in sé, ma è anche informata, in grado cioè di conoscere attraverso modalità informative ed energetiche.
Pertanto, non solo le più piccole particelle atomiche debbono essere considerate un tutto cioè sistemi intelligenti e viventi, ma dobbiamo anche vedere il pianeta terra, il sistema solare e la galassia in cui viviamo come un essere vivente, un tutto auto-conoscente ad un livello energetico primario.
3) Ciascun aspetto dell’universo sembra essere parte di un essere più grande, di un sistema più complesso ed esauriente.
Se i primi due punti sono validi, allora questa ne è la diretta conseguenza. Infatti, se riteniamo che ciascun aspetto dell’universo, piccolo o grande che sia, è un essere vivente, vibratoriamente intelligente, dobbiamo renderci conto che l’universo è composto da un incommensurabile numero di insiemi, sottoinsiemi e sistemi interconnessi.
Sino a che l’universo si rivela illimitato, possiamo aspettarci che ci saranno schemi olografici sempre più grandi e più vasti all’interno dei quali esistono gli altri sistemi. Se questo non bastasse, dobbiamo affrontare la strabiliante nozione secondo cui il nostro universo illimitato potrebbe esso stesso essere una minuscola particella atomica all’interno di un altro sistema olografico incommensurabilmente grande.
Questa particolare nozione suggerisce il tradizionale sistema di macrocosmo microcosmo: ciascun sistema è espressione della dinamica delle sue parti, ciascun sistema olografico sussunto è composto da molti altri sistemi completi che, in questo sistema più vasto, si esprimono come parti.
Se ogni unità può contenere parti diverse e ciascuna totalità è fondamentalmente autointelligente, ne consegue che ciascun sistema olografico è energeticamente conoscibile riguardo a tutte le sue parti.
4) Poiché ciascun aspetto dell’universo esprime se stesso vibratoriamente e tutte le espressioni vibratorie si intersecano con l’ologramma originario, ciascun aspetto dell’universo contiene informazioni circa il tutto e gli insiemi in cui esiste.
Per di più, l’espressione vibrazionale di ciascuna unità olografica è un’affermazione di pura informazione, possiamo aspettarci che ciascun particolare sia in relazione a ogni altro aspetto particolare all’interno dell’ologramma originario.
Pertanto, non solo ciascun aspetto dell’universo esiste come asserzione individuata in sé, ma contiene al suo interno una riserva completa di informazione, che possiamo tradurre come una comprensione di fondo della natura esistenziale del resto dell’universo… Detto semplicemente, ciascuna parte non è identica alle altre, ma conosce piuttosto in modo primario gli altri sistemi olografici alla presenza dei quali esiste.
5) All’interno del modello olografico, il tempo non esiste come momenti che si susseguono ticchettanti, che viaggiano eternamente in modo lineare, da “ora” a “dopo”. Al contrario, il tempo potrebbe esistere con movimenti multidimensionali in molte direzioni simultaneamente.
Questa nozione mette in evidenza che è il nostro intelletto che ci imprigiona nel tempo, collegando il concetto di tempo al decadimento biologico e alla morte della personalità. Se ci distacchiamo da questa illusione, possiamo cominciare ad avere esperienze delle proprietà multidirezionali e misteriosamente flessibili del tempo. Ogni momento o aspetto del tempo sembra esistere ovunque e sempre. In tal modo, il tempo è una dimensione piena e vivente, ed ogni momento coesiste in relazione informata e olografica con ogni altro momento.
In questa struttura, il tempo può essere considerato come un’espressione energetica e vibrazionale, così ogni aspetto del tempo sarebbe vivo, intero, autoconoscentesi e completamente informato di ogni altro aspetto dell’universo.
Dovremmo allora rivedere completamente le immagini e i simboli pre-olografici che siamo abituati ad associare con le altre dimensioni dello spazio e della progressione lineare del tempo: essi semplicemente non collimano. Il tempo, lo spazio e l’espressione energetica sembrano correlati come una sorta di nastro di Moebius, multidimensionale, che si intreccia eternamente, muovendosi e avvolgendosi su se stesso, senza andare in alcun luogo e senza alcun tempo.
Il modello olografico non è affatto nuovo. Se fosse nuovo, la teoria sottostante sarebbe falsa. E’ nuova invece la nostra capacità di sperimentare la natura, e le possibilità di questo paradigma olistico, in modo che abbia un senso e un’applicazione diretta all’esperienza che abbiamo di noi stessi e dell’universo.
Fonte: https://www.biot.it/aree-tematiche/medicina-quantistica.html
Si ringrazia l’Ing. Andrea Gadducci per la gentile concessione.
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