Pasqua e la Resurrezione
“Per farvi comprendere meglio il fenomeno della resurrezione, vi darò un’immagine, quella del seme. Un seme che è stato interrato, è paragonabile esattamente a una creatura che è stata deposta nel sepolcro; e quando viene l’Angelo del calore, questi lo sveglia, lo accarezza e gli dice: «Ora, dunque, esci da questa tomba!» Ed ecco che quella vita che era sepolta, comincia ad animarsi: un piccolo stelo divide in due il seme, e sbuca dalla terra dando origine a un germoglio che diventerà un giorno un albero straordinario. È questa la resurrezione. Ma per resuscitare, è necessario aprire il sepolcro, e solo il calore apre i sepolcri. E “il calore” vuol dire “l’amore”. Chi ha molto amore nel suo cuore – un amore disinteressato, spirituale – apre la tomba delle proprie cellule.
Vi sono nell’uomo tantissime cellule che stanno fermentando e si disgregano! Se sapeste quanti sepolcri ognuno di voi porta in sé! Migliaia di piccoli sepolcri che occorre aprire. Finché quelle cellule non saranno vivificate, rimarranno inattive e voi non potrete conoscere tutte le ricchezze interiori che possedete. Ma dopo quella resurrezione, dopo il risveglio delle vostre cellule, la vostra coscienza si espanderà e voi non sarete più gli stessi: in tutto ciò che sentirete, in tutto ciò che vivrete, vi muoverete in un’altra dimensione, più spirituale. Questo rinnovamento è possibile solo grazie al calore e all’umidità, all’acqua; poiché l’acqua è la sostanza che serve da veicolo alla vita. Il calore dà l’impulso, mentre l’umidità dà la vita.
Ancora una volta abbiamo quindi un esempio dell’azione dei due principi, maschile e femminile, che lavorano entrambi per scuotere il seme dal suo sonno: allora, il sepolcro si apre e il Cristo, ossia quella piccola anima, quella creatura che in apparenza era morta ma che in realtà sonnecchiava, esce. È un fenomeno che si osserva un po’ dovunque in natura. L’immagine del sepolcro aperto da cui esce Gesù resuscitato è un simbolo universale; non si limita a Gesù o ai cristiani. Anche un seme, un piccolissimo seme, è un sepolcro in cui la vita rimane sepolta, fino al momento in cui l’Angelo della primavera verrà a bussare per farla uscire. E il pulcino chiuso nell’uovo, come potrà uscire se la chioccia non viene a rompere il guscio con un colpo di becco per aprire quel sepolcro?… Del resto, per quale ragione pensate vi sia l’usanza di offrire uova pasquali? Proprio perché l’uovo simboleggia la nascita della vita.
Posso darvi ancora un’immagine, quella della farfalla. Che cos’è una farfalla? È una creatura che è resuscitata. Prima era un bruco senza grazia né bellezza; poi un giorno quel bruco ha tessuto il suo bozzolo, si è addormentato e qualche tempo dopo ne è uscita una farfalla. Cosa dunque è accaduto durante il sonno della crisalide? Se si è trasformata in farfalla, è perché la crisalide aveva già avviato dentro di sé un certo numero di processi che sono sfociati in quella metamorfosi. Ebbene, gli stessi fenomeni si verificano nel discepolo: per il momento egli è un bruco, ossia una creatura non molto bella che striscia sul terreno e soprattutto che mangia le foglie degli alberi. Essendo dunque dannoso, il poveretto viene perseguitato fino al giorno in cui si trasformerà in farfalla.
La natura ha messo ovunque dei segni, degli indizi per istruirci, per insegnarci come la resurrezione può avvenire in noi. Quando meditate, che cosa fate? Siete come una crisalide racchiusa nel suo bozzolo, intenta a preparare la sua metamorfosi. Se non siete ancora diventati una farfalla, è segno che il vostro lavoro non è sufficiente: siete tornati alle vostre occupazioni e siete rimasti come il bruco che striscia e mangia le foglie… Il giorno seguente vi chiudete nel vostro bozzolo, tessete alcuni fili spirituali, ma di nuovo le vostre occupazioni vi chiamano e interrompete nuovamente il lavoro… L’indomani lo riprendete… e così via fino al giorno in cui, finalmente, uscirete dal bozzolo simile a una farfalla! A quel punto non avrete più bisogno di distruggere le foglie: vi nutrirete del nettare dei fiori, ossia attingerete ciò che vi è di più sottile nel cuore e nell’anima di tutte le donne e di tutti gli uomini, senza volerli mangiare e sciupare. Ogni essere possiede in sé qualcosa di delizioso, un po’ di nettare… e se potrete raccogliere quel nettare, vi sentirete felici e volerete nella luce.”
Tutti i brani sono tratti da: Natale e Pasqua nella tradizione iniziatica, Coll. Izvor n° 209
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