MOOJI: DEVI ESSERE FORTE


MOOJI: DEVI ESSERE FORTE (Ritiro di silenzio a Zmar 19 settembre 2012 – Seconda sessione)

[Mooji]
« Qualcosa deve essere più grande della minaccia.
Alcune persone pensano: “No, se mi dedico alla verità allora nessuno mi vorrà, non mi sposerò mai. Chi sposa un santo?”, [risate] oppure un monaco o qualcosa del genere e allora tu fai: “Solo un minuto”, e continui a posporre.
Qualcosa all’interno è più grande di quello e la minaccia è grande solo quando sei spaventato, ma quando dici: “Sì”, tutto se ne va. Tutto se ne va!
Ero solito insegnare, ero un professore d’arte all’università locale e di solito invitavo alcuni dei miei studenti: “Venite a casa mia a dipingere”, ma in seguito la vita cambiava così fortemente che a un certo punto ho pensato: “Non voglio più questo! Tutti questi studenti: non va più bene. Arrivano, bevono birra, dipingono, ridono facendo molto rumore. Non va più bene; non voglio più che sia così”.
Ricordo esattamente il giorno nel parco quando questo si è presentato così chiaro e ho pregato: “Signore, non lo voglio più, so che questa cosa deve smettere e, per favore, dammi la forza di dire a ciascuno di loro (erano circa nove): ‘ragazzi per favore, in questo momento non va bene che veniate'”.
Era una cosa notevole per me, perché sarebbe stato come rifiutarli. Avevo molte cose di questo tipo. Ma in quel momento la scelta è stata: “Sì, va bene, mostrami solo come, dammi la forza di parlare con loro. Sì, va bene”.
E sapete cos’è successo? Da quel giorno, nessuno è venuto a casa mia, nessuno dei miei studenti è arrivato! Non sono mai andato da nessuno di loro a dirgli: “Guarda, (iniziando dal più calmo) [risate], non sta funzionando”.
Non ho mai detto niente! Non è più successo e basta. E fino a oggi non ho mai chiesto: “Perché non venite più?”. Semplicemente ho lasciato la cosa e ho capito che è la grazia.
Ma tu devi scegliere la libertà! Non fingere: “Be’, vediamo se funziona”, no, devi scegliere! Non: “Io voglio”, no! “Io scelgo! Scelgo questo!” e lascia che arrivino le conseguenze, perché quella è la verità; è fede, è fiducia, e tu cammina con essa.
Dunque, proprio per questo dico esattamente la stessa cosa a ciascuno di voi: non tiratevi indietro, non fuggite, non date questa possibilità alla mente, non fatele avere la meglio, non rispettatela, non è vostra amica, non lo è ancora; non è il vostro guru, non ascoltatela.


Conosco queste cose, come si presentano, come queste forti emozioni possono manifestarsi all’interno del corpo, eppure anche nelle pulsazioni più potenti la forza e la presenza di chi è all’interno, possono rimanere incrollabili.
Quindi, la mia attitudine è: non andare dal dottore, non devi andarci. Vuoi andare? Vai! Ma non te lo consiglierei!
Sai cosa? “Bene, prendi il corpo, prendilo! Ma puoi prendere me? Puoi prendere ciò che sono? Puoi prendere ciò che non ti appartiene? Prendilo se ti appartiene.”
Questo è il camminare attraverso la valle dell’ombra della morte; non la valle della morte, la valle delle ombre della morte. Questo è quanto.
La mia risposta è semplice: non avere paura, oppure percepisci la paura ma dì: “sì”, in ogni caso.
Vuoi che la vita ti venga servita su un vassoio, vogliamo così tanto, vogliamo tutto, ma offriamo così poco di noi stessi.
No, devi essere coraggioso, devi essere forte e la cosa più grande è dire: “sì”, alla verità; sì alla verità, qualunque cosa accada.
Forse è per questo che in qualche modo, la tua meditazione non si è compiuta, perché altre cose all’interno lottano contro quello.
Questa voce: “Oh, non posso farlo!”, devi esaminare sul serio a chi appartiene, perché senza nemmeno controllare, accetti: “Questo sono io”.
Non è vera, la tua vera voce non è questa. Non lo è, capisci? È il sé coltivato; è l’idea che abbiamo accettato di chi siamo che parla in questo modo.
Se vivi con questa voce, che rappresenta chi sei, non sarai felice. E tu sei la felicità stessa. »

[Interlocutore]
« Lo percepisco, ma il dolore e la pressione nel mio corpo, mi spingono lontano da questo stato di accettazione e non so perché.
Mi ha davvero spinto lontano, perché ho fatto l’esperienza di quando non sentivo nulla e mi sentivo molto leggero e davvero in pace. »

[Mooji]
« Diciamo che il dolore all’interno fa pressione, emergono la paura e il pensiero: “Oh no, non posso andare avanti”, ma davvero, devo chiederti con totale onestà: non c’è forse uno spazio in cui il dolore e quel senso apparente di qualcuno, la sensazione intima del proprio sé, con tutte le sue reazioni e così via, si riesce a vedere? È visto oppure no?
E si sente un effetto potente, che poi si calma, muta; e il mutamento è visto? La presenza di un <io> che soffre e l’assenza di un <io> che soffre: non sono forse sensazioni nella coscienza, che rimane invariata?
Se non posso trasmetterti questo non ho veramente nulla da dirti, perché il resto è troppo ridicolo.
Se non posso farti capire questo: che sei il Sé più elevato, che c’è sempre quello spazio, ma siamo così concentrati sulla storia dell'<io>; le reazioni che accadono: “Questo succede a me” e pensiamo che l’io sia tutto ciò che conosciamo.
Ma l’io è anche conosciuto, è anch’esso visto, poi pensi: “Ma lì non c’è vita!”, in quello spazio di conoscenza dove l’io diventa solo un oggetto in quel vedere.
Questa è solo un’altra supposizione, non hai veramente provato quell’acqua.
Forse immagini che quando il <tu> è considerato non reale, in questi termini: che è solo un costume, una maschera indossata dall’assoluto e se lo vedi pari a: “È la fine della vita. La fine, non divertente”, come se la mente fosse la sede del divertimento: “Basta divertimento, basta gioia, mi siederò su una piattaforma come il Buddha e qual’è il divertimento?”, è tutto quanto la tua mente!
È tutto, tutto quanto la mente! Io non sono quella mente. Per questo vengo qui a condividere con te lo spazio infinito che sei, che può persino includere il tuo sé più ristretto ma solo superficialmente, giocosamente.
Tuttavia adesso, questa piccola idea di te stesso pare essere la tua vita! E persino in questa piccola vita fai piccoli compromessi solo per ottenerne un po’ di succo.
Tu sei l’essere onnipotente! Non l’essere limitato nel tempo: sei l’essere onnipotente! Capisci?
Che cosa vuol dire essere onnipotente?
Lo sapete tutti. Lo sapete che non è abbastanza; che questo non è abbastanza. Ma avete paura di trovare ciò che è più di abbastanza, che non è lontano da voi, eccetto che per la distanza di un pensiero o di alcuni concetti di cui avete, per il momento, molta considerazione e a cui date valore in questo modo.
Non è una colpa, ma è un potente invito a dire: fate il passo! Mi dispiace vedere qualcuno come te, che è tutto, che sta scoprendo la sua interezza, ridotto a un mendicante nel suo stesso regno.
Non si tratta di ricchezze: sei tu la ricchezza! Tu sei la ricchezza! Sì.
Ci sono molte persone, persino adesso, che sono pronte a morire per ciò in cui credono e tu non stai nemmeno per morire sul serio, stai per vivere! E hai persino paura! Di morire questa stupida morte, per vivere l’essere privo di tempo.
C’è una canzone che dice: “Permettimi di morire adesso, così non devo morire di nuovo”. Cosa significa? Morire a ciò che non è reale; morire alla morte, uccidere la morte.
Posso solo incoraggiarti, perché so che il potere è in te, per fare tutte queste cose di cui parliamo. Non è una cosa enorme, lo è nel suo effetto, nel suo impatto, ma per te non è enorme.
A volte bisogna chiedersi: “Cos’è la mia vita, se non sarò libero?”. Che cos’è la tua vita se non sei libero?
Ogni giorno andiamo fuori nel mondo, per così dire, con l’etichetta: “Sono una persona”, questa è l’etichetta, è la tua vibrazione e stai dicendo al mondo: “Sono una persona, trattami in quanto tale”. D’accordo? E lo facciamo tutti.
Invece, quando entri in te stesso e stai pienamente lì malgrado tutto, non devi uscire e dire alcuna cosa, ma almeno sei tu.
Non riesco a guardarti e a percepirti in termini limitati, perché so che tu sei quello che dimora qui, nel cuore.
Perciò non riesco a dirti di fare cose più piccole; non riesco nemmeno a dirti di continuare a fare, ma dai! Dai! Che cos’è?
Ti amo troppo per trattarti come una persona. »

(Testo estratto da un brano presente nel DVD: “Libero di essere libero, libero di essere vincolato”)

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