Reiki e sanità :un connubio possibile?

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Queste pagine sono state scritte al fine di informare in modo corretto rispetto al Reiki ed ai suoi attuali utilizzi in campo sanitario in Italia e nel mondo, eliminando malintesi e pregiudizi e facilitandone la sua accettazione anche nel nostro paese, così come avviene ad esempio in USA e Canada.
Da questo documento sono stati esclusi gli esempi che non erano riscontrabili o per i quali mancavano i riferimenti utili per contattare le persone/gli ospedali citati, in modo da fornire solo dati certi che rendano queste pagine uno strumento utile per chi voglia approfondire i vari argomenti trattati.
Rispetto al Reiki, coloro che non lo conoscono e desiderano capire di cosa si tratta possono visitare in questo sito la parte riguardante questa tecnica e la sua storia. Tuttavia per chi avesse il desiderio di conoscere realmente il Reiki consiglio di frequentare un corso di primo livello, non essendo facile attraverso libri e descrizioni comprendere appieno questa tecnica, così lontana da ciò a cui siamo abituati.

Studi scientifici riguardanti l’efficacia del Reiki
In questo dossier sono state volutamente ignorate le numerosissime testimonianze, relative a guarigioni o benefici in seguito a cicli di trattamenti Reiki, aventi carattere descrittivo o aneddotico e quindi non adatte ad esami di tipo statistico. Vi sono però numerosi studi condotti con criteri rigorosamente scientifici e da persone preparate per condurli (generalmente medici): per quelli di cui sono a conoscenza fornisco qui di seguito i riferimenti.
In Italia
La Dott.ssa Silvia Cecchini  ha condotto uno studio controllato in portatrici di infezione cervicale da HPV trattate con Reiki, con gruppo di controllo: dopo 6 mesi la percentuale di regressione spontanea nelle pazienti non trattate è stata del 27%, coerente con la percentuale riportata dalla letteratura, mentre per il gruppo trattato con Reiki la regressione si è avuta nell’83% dei casi.
La Dott.ssa Luisa Merati  coordina un progetto di ricerca riguardante l’efficacia del Reiki nella terapia dell’emicrania presso l’Ospedale S. Carlo Borromeo di Milano: viene proposto ai pazienti un ciclo di trattamenti Reiki a pagamento, monitorando lo stato del paziente prima e dopo la cura. I risultati dello studio (Riza Scienze, 1/04) evidenziano che “il trattamento Reiki ha indotto, nella quasi totalità delle sedute, uno stato di rilassamento medio / profondo: dato interessante trattandosi di pazienti sofferenti di emicranie, che normalmente incontrano difficoltà ad abbandonare il controllo e a lasciarsi andare”.
Per approfondimenti rimando all’articolo su Lifegate ed al sito del Centro Medicina Psicosomatica dell’Ospedale San Carlo Borromeo, dove nella sezione “servizi al pubblico” troverete alnche il Reiki con le relative tariffe e la dottoressa da contattare per i trattamenti.
Negli USA
Su questo sito è presente una raccolta di studi scientifici provenienti soprattutto dagli USA, in parte raccolti grazie al lavoro della già citata Dott.ssa Silvia Cecchini, che hanno dato esito positivo riguardo all’efficacia del Reiki nel trattare le patologie oggetto degli studi stessi.

Reiki nel Servizio Sanitario Nazionale
L’OMS segue con attenzione da anni il ritorno alle terapie non convenzionali e la loro diffusione, tanto che proprio nell’ambito del Centro per le medicine tradizionali dell’OMS sono state prodotte delle linee guida per la pratica dell’agopuntura e per la ricerca sulle medicine complementari. La traduzione italiana delle linee guida è stata presentata il 5 ottobre 2002 a Milano, nel corso di un convegno che si è svolto all’Università Statale. Durante il convegno Xiaroui Zhang, coordinatrice del Centro per le medicine tradizionali, ha elencato gli obiettivi del Centro OMS: favorire l’integrazione delle medicine complementari nei sistemi sanitari pubblici o assicurativi, produrre studi di efficacia sulle diverse terapie, fare in modo che le cure siano accessibili a tutti ma nello stesso tempo distribuite in modo razionale. Non dimentichiamo che per quasi 5 miliardi di persone la medicina alternativa è la nostra!
In alcuni paesi, come ad es. negli USA, molto si è già fatto in questa direzione, ed in Italia credo di poter affermare che stiamo recuperando il ritardo.
La già citata Dott.ssa Silvia Cecchini sul suo sito internet ha lanciato un appello per l’introduzione del Reiki nel S.S.N., dichiarando fra l’altro “Penso che sarebbe un grande passo avanti per ogni ospedale promuovere corsi di aggiornamento per personale medico e paramedico sul Reiki“. Due medici di Milano  hanno curato una pubblicazione di Riza Scienze (gennaio 2002) dedicata al Reiki nella quale si dichiara di auspicare l’ingresso del Reiki all’interno degli ospedali. Su questa pubblicazione, nel capitolo intitolato “Vantaggi economici del Reiki nella gestione sanitaria” possiamo leggere:
“Reiki ha una grande potenzialità in campo medico sanitario in quanto:
– non ha effetti collaterali, né tantomeno controindicazioni
– è estremamente riproducibile, indipendentemente dalla persona fisica del curante
– è praticabile da medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi o volontari, su pazienti ricoverati in ospedale o in hospice, in regime ambulatoriale o di day-hospital, e a domicilio. A domicilio può essere eseguito anche dai familiari dei pazienti e dal paziente stesso con l’auto-trattamento, senza costi aggiuntivi per il sistema sanitario.
– Non utilizza aghi, strumenti o apparecchiature, o strutture particolari
– È di facile apprendimento ed alla portata di tutti. Le attivazioni di primo livello si effettuano in 12 ore da parte di un Reiki Master.
Qui di seguito cercherò di dare un’idea su quanto viene già fatto a livello sanitario in Italia e negli USA, sapendo di non poter essere esaustivo essendo l’argomento vasto ed in continua evoluzione, e fornirò i riferimenti necessari per eventuali approfondimenti.
Per semplicità ho qui diviso la trattazione in tre differenti modalità di utilizzo del Reiki: come aiuto per l’operatore sanitario, come cura palliativa e come cura vera e propria.

1 – L’operatore sanitario per sé.
Le professioni mediche e paramediche sottopongono il personale ad uno stress superiore a molte altre professioni. Il Reiki ha un’efficacia comprovata nella prevenzione e cura del “burnout”, aiuta a riprendersi dalla fatica fisica, dallo stress per i cambiamenti di orario dovuto ai turni, migliora la qualità del sonno e più in generale rinforza il sistema immunitario della persona, diminuendo le probabilità di assenze per malattia.
Il CESPI di Torino, ente di formazione per gli infermieri collegato all’Ipasvi (Collegio degli infermieri), dall’autunno del 2002 include corsi di Reiki nel suo programma.

Negli USA i corsi di Reiki vengono inseriti dalle associazioni professionali tra quelli che danno diritto all’acquisizione di “crediti formativi”, chiamati in questo paese CEU (Continuing Education Units): per esempio un coso base di Reiki (il così detto primo livello) dà diritto a 7 punti CEU presso l’American Holistic Nurses Association (AHNA) e presso il National Certification Board of Therapeutic Massage and Bodywork (NCBTMB). Per approfondimenti su questo punto contattare l’International Center for Reiki Training in Michigan.

2 – Sui malati, come cura palliativa
L’efficacia del Reiki per tranquillizzare e rasserenare i pazienti (ad esempio prima di un’operazione), come terapia antidolore, ecc. è universalmente riconosciuta. Il primo reparto di ospedale in cui si inizia a utilizzare il Reiki è spesso, non a caso, quello di oncologia. In questo sito si trova qualche esempio di ospedale che utilizza il Reiki a questo scopo, in Italia e nel mondo. Come parere medico sull’argomento cito nuovamente la Dott.ssa E. Cofrancesco che scrive su Riza Scienze di gennaio 2002, pag 46: “Reiki affianca le terapie convenzionali in numerosi centri ospedalieri di tutto il mondo. Trattandosi di una tecnica “dolce” di distensione e analgesia e presentando i vantaggio di essere a basso costo, facilmente riproducibile ed alla portata di tutti, si presta molto bene come trattamento di supporto e integrativo nella terapia del dolore del malato cronico (artritico, artrosico, fibromialgico), nel male di schiena (back pain), nella cefalea e nel malato oncologico. Nel malato oncologico si è dimostrato utile come trattamento palliativo anche durante i cicli di radioterapia e chemioterapia nel controllo dei sintomi collaterali (sispnea, nausea, vomito, dolori addominali, diarrea). Per lo stato profondo di rilassamento che può indurre, associato ad uno stato di coscienza di tipo meditativo, Reiki può essere di aiuto e di sostegno psicologico anche nell’ammalato terminale. Presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center a New York è utilizzato tra le tecniche palliative individuali di sostegno al malato oncologico, inclusi i pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo. A Milano, presso il Centro di Medicina Psicosomatica dell’Ospedale S. Carlo Borromeo, Reiki è utilizzato come tecnica integrativa di rilassamento e analgesia in pazienti affetti da emicrania. Così pure è segnalato l’uso di Reiki in numerosi altri centri, come il California Pacific Medical Center (CA), il Portsmouth Regional Hospital (NY), il Marin General Hospital a nord di S. Francisco (CA) e molti altri. In questi centri, statunitensi e del Canada, Reiki è utilizzato per lo più dal personale infermieristico e dai fisioterapisti e rientra nel curriculum formativo di queste figure professionali. Inoltre è utilizzato anche da volontari. In questi centri Reiki è utilizzato come un “supplemento” e non come un “sostituto” della terapia convenzionale, e quindi come terapia “complementare” e non come terapia “alternativa” alla terapia ufficiale. Viene utilizzato quindi in pazienti con una diagnosi ben circostanziata e che stanno già ricevendo il trattamento ottimale secondo il sistema medico convenzionale.”

3 – Come cura vera e propria
Anche in questo tipo di utilizzo di solito, ma non necessariamente, il Reiki integra le terapie convenzionali: è il caso per esempio dell’utilizzo nel reparto di pronto soccorso o in sala operatoria (per le sue qualità di antiemorragico, di equilibratore della pressione, ecc.).
Numerosi esempi di impiego del Reiki in ospedale si trovano in vari paesi e soprattutto negli USA, primo paese occidentale in cui il Reiki si è diffuso.

Quanto sopra non pretende di essere esaustivo su un argomento in continua evoluzione qual è l’utilizzo del Reiki nella Sanità: piuttosto si vuol fornire un punto di partenza ed un aiuto per chi volesse farsi un’idea della situazione in questo momento. Eventuali segnalazioni sono certamente gradite e verranno integrate, previa verifica.

Fonte :http://www.arcodiluce.it/Ricerche_Reiki_in_Italia.htm

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