La materia non esiste nel modo in cui solitamente noi ce la raffiguriamo; essa esiste, tuttavia, come illusione cosmica. Per liberarsi dell’illusione e necessario conoscere un metodo ben preciso. Non si può curare un drogato in un batter d’occhio. La coscienza materiale si impadronisce dell’uomo attraverso la legge dell’inganno, legge che l’uomo non puo superare se non apprendendo e seguendo la legge opposta, quella della verità.
Lo Spirito è divenuto materia attraverso una serie di processi di materializzazione: la materia dunque procede dallo Spirito e non può essere differente da esso che ne e la causa. La materia e una espressione parziale dello Spirito; e l’Infinito che ha l’apparenza del finito, l’Illimitato che appare limitato. Ma poiché la materia non e che Spirito in una sua ingannevole manifestazione, la materia non esiste di per sé.
Coscienza e materia
All’inizio della creazione lo Spirito, fino allora immanifesto, proiettò due nature: coscienza e materia. Esse sono le sue due espressioni vibratorie. La coscienza è una vibrazione più sottile e la materia e una vibrazione più densa dell’unico Spirito trascendente.
La coscienza è la vibrazione dell’aspetto soggettivo dello Spirito e la materia lo è del suo aspetto oggettivo. Lo Spirito, quale Coscienza Cosmica, è potenzialmente immanente nella materia vibratoria oggettiva e si manifesta soggettivamente, come coscienza presente in tutte le forme create. Questa coscienza raggiunge la sua più alta espressione nella mente umana, con Le sue innumerevoli ramificazioni di pensiero, sentimento, volontà e immaginazione.
La differenza fra materia e Spirito consiste nel diverso ritmo vibratorio: si tratta di una differenza di grado, quindi, e non di sostanza. Questo punto potrà essere chiarito dall’esempio seguente. Benché tutte Le vibrazioni siano qualitativamente uguali, le vibrazioni che vanno dai 16 ai 20.000 cicli al secondo sono abbastanza dense da poter essere percepite dall’udito umano; le vibrazioni al di sotto dei 16 e al di sopra dei 20.000 cicli sono invece generalmente inudibili. Tra le vibrazioni udibili e quelle inudibili non c’è nessuna differenza essenziale, sebbene esista una differenza relativa.
Mediante il potere di maya, l’illusione cosmica, il Creatore fece apparire le manifestazioni della materia talmente distinte e dettagliate, da spingere la mente umana a credere che esse non abbiano alcun rapporto con lo Spirito.
La vibrazione più sottile: il pensiero
L’energia vitale, la sottile vibrazione della corrente cosmica, e contenuta nella densa vibrazione della materia corporea; sia quest’ultima che l’energia vitale sono permeate, a loro volta, dalla vibrazione più sottile di tutte: quella della coscienza. Le vibrazioni di coscienza sono così sottili da non poter essere captate da strumenti materiali. Solo la coscienza può comprendere la coscienza. Gli esseri umani sono consapevoli delle vibrazioni di coscienza emanate, a miriadi, da altri esseri umani; tali vibrazioni vengono espresse con parole, atti, sguardi, gesti, col silenzio, con vari atteggiamenti e così via.
Ogni uomo è contraddistinto dal marchio vibratorio del proprio stato di coscienza ed esercita un caratteristico influsso sulle persone e sulle cose.
La stanza abitata da un individuo, ad esempio, è tutta permeata dalle sue vibrazioni-pensiero. Queste potranno essere percepite distintamente da chiunque possieda il grado di sensibilità necessario.
L’Ego dell’uomo (il suo senso dell’IO, il distorto riflesso mortale dell’anima immortale) conosce In coscienza direttamente e conosce invece al materia (i corpo umano e gli altri oggetti nel creato) indirettamente, attraverso processi mentali e percezioni sensoriali.
L’Ego, cioè. è sempre consapevole di possedere la coscienza, mentre non è consapevole della materia e nemmeno del corpo in cui abita, finché non vi rivolge il pensiero. È per questo che un uomo concentrato profondamente su un oggetto qualsiasi e conscio del suo pensiero ma non del suo corpo.
Il corpo e la coscienza creati dall’uomo mentre sogna
Tutte le esperienze fatte dall’uomo allo stato di veglia possono essere da lui ripetute allo stato di coscienza del sogno. In sogno l’uomo può trovarsi a passeggiare gioioso in un magnifico giardino e poi scorgere il corpo morto di un amico. Egli allora si addolora, piange, ha mal di testa e sente pulsare dolorosamente il cuore. Può darsi che all’improvviso si levi un temporale ed egli si trovi allora bagnato e freddo. Alla fine si risveglia e ride delle sue illusorie esperienze di sogno.
Qual è la differenza tra ciò che sperimenta un uomo che sogna (esperienze di cose materiali, rappresentate dal corpo suo e dell’amico, dal giardino e così via, ed esperienze di stato di coscienza, rappresentate dai sentimenti di gioia e di dolore) e ciò che sperimenta lo stesso uomo allo stato di veglia? In entrambi i casi e presente la consapevolezza della materia e della coscienza.
Nell’illusorio mondo del sogno l’uomo e in grado di creare sia la materia che la coscienza. Non dovrebbe quindi essergli difficile rendersi conto che lo Spirito, utilizzando il potere di maya, ha creato per l’uomo un mondo-sogno di vita o esistenza cosciente, che nella sua essenza (essendo effimero e sempre mutevole) e altrettanto falso delle esperienze che 1 uomo fa nello stato di sogno.
Maya, ovvero l’illusione cosmica
Il mondo fenomenico opera al comando di maya, la legge della dualità e degli opposti. Esso e perciò un mondo irreale, che nasconde sotto un velo la verità dell’unita e dell’immutabilità divine. L’uomo, nel suo aspetto mortale, sogna dualità e contrasti, vita e morte, salute e malattia, felicita e dolore; ma quando si risveglia nella coscienza dell’anima tutte le dualità scompaiono ed egli conosce se stesso come Spirito, eterno e beato.
“LA NATURA DELLA CREAZIONE”- PARAMAHANSA YOGANANDA
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“È possibile pensare per migliaia di anni, è possibile scrivere biblioteche intere, inventare teorie a milioni e tutto questo nel sonno, senza alcuna possibilità di risveglio.
Al contrario, queste teorie e questi libri inventati e scritti da gente addormentata, avranno semplicemente l’effetto di trascinare altri uomini nel sonno, e così di seguito. “Non vi è niente di nuovo nell’idea del sonno. Fin dalla creazione del mondo, è stato detto agli uomini che essi erano addormentati e che dovevano svegliarsi.
Per esempio, quante volte leggiamo nei Vangeli: ‘Svegliatevi’, Vegliate’, ‘non dormite’. I discepoli del Cristo, persino nel Giardino di Getsemani, mentre il loro Maestro pregava per l’ultima volta, dormivano. Questo dice tutto. Ma gli uomini lo comprendono? Essi considerano ciò una figura retorica, una metafora. Non vedono affatto che deve essere preso alla lettera. E di nuovo è facile capire perché. Per prenderlo alla lettera occorrerebbe svegliarsi un po’, o per lo meno tentare di svegliarsi.
Mi è stato sovente chiesto, seriamente, perché i Vangeli non parlano mai del sonno, mentre se ne parla in ogni pagina. Ciò dimostra semplicemente che la gente legge il Vangelo dormendo.
“Fintanto che un uomo è in un sonno profondo, interamente sommerso dai suoi sogni, non può neppure pensare di essere addormentato. Se potesse pensare di essere addormentato, si sveglierebbe. E così vanno le cose, senza che gli uomini abbiano la minima idea di tutto quel che perdono a causa del loro sonno. Come ho già detto, l’uomo, così come è, così come la natura lo ha creato, può diventare un essere cosciente di sé. Creato a questo scopo, nasce per questo scopo. Ma egli nasce fra gente addormentata e, naturalmente, cade a sua volta in un sonno profondo, proprio nel momento in cui dovrebbe incominciare a prendere coscienza di sé. Ogni cosa vi ha parte: l’involontaria imitazione degli adulti da parte del bambino, le suggestioni volontarie o involontarie e la cosiddetta ‘educazione’.
Ogni tentativo di risveglio da parte del bambino è stroncato sul nascere. È inevitabile. Quanti sforzi più tardi per svegliarsi! E di quanto aiuto si avrà bisogno allorquando migliaia di abitudini, che spingono al sonno, saranno state accumulate.
“Le possibilità dell’uomo sono immense. Non potete neppure farvi un’idea di ciò che un uomo è capace di raggiungere. Ma nel sonno nulla può essere raggiunto. Nella coscienza di un uomo addormentato, le sue illusioni, i suoi ‘sogni’, si mescolano alla realtà. L’uomo vive in un mondo soggettivo al quale gli è impossibile sfuggire. Ecco perché non può mai fare uso di tutti i poteri che possiede e vive sempre soltanto in una piccola parte di sé stesso.
Di G.I.Gurdjieff tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto di P.D.Ouspensky
“Sono profondamente convinto della magia della vita. La magia non è superstizione, la magia è la natura del mondo. Il mondo non è logico né razionale, è magico, ed esiste un legame stretto tra tutto ciò che accade. Il tempo non è lineare, gli effetti a volte si producono prima delle cause, alcune cose sono inspiegabili… la realtà è miracolosa, è magica. Segue principi che non sono scientifici. La realtà non è scientifica. Questa vita che noi vorremmo logica è in realtà folle, scioccante, meravigliosa e crudele. Il nostro comportamento che pretendiamo logico e consapevole, di fatto è irrazionale, pazzo, contraddittorio. Se osserviamo lucidamente la nostra realtà scopriamo che è poetica, illogica, esuberante.
La realtà è come un sogno nel quale dobbiamo lavorare per poter passare progressivamente dal sogno inconscio, che può sempre trasformarsi in incubo, al sogno “lucido”. Nella vita, come nel sogno, per rimanere lucidi bisogna prendere le distanze, agire senza identificarsi con l’azione. È un antico principio spirituale. Le tradizioni spirituali parlano di coloro che si sono risvegliati; risvegliarsi è smettere di sognare. In altre parole, è sparire da questo universo onirico per trasformarsi nella persona che lo sogna. Fin dall’antichità attribuiamo molto valore all’espressione “Conosci te stesso”, che in realtà è piuttosto confusa. La gente pensa che sia qualcosa del tipo: “esci e trovati”. In realtà quando diciamo “Conosci te stesso”, quel “te stesso” è l’universo. L’universo conosce se stesso. “Conoscimi” dice l’universo. Nella voce di Dio, conosci te stesso significa “conoscimi!”
(Alejandro Jodorowsky)
“Gli uomini sono creatori dei propri mali. Infelici! Ignorano che i veri beni sono alla loro portata dentro se stessi. Pochi sono coloro che conoscono il modo di liberarsi dei propri tormenti. È questa la cecità degli uomini che turba la loro intelligenza. Non sospettando la funesta oscurità che li accompagna, non sanno discernere ciò che è necessario e ciò che devono rifiutare senza ribellarsi.”
(Pitagora)
“Una vita non indagata non è degna per l’uomo di essere vissuta. Coloro che ignorano la sapienza e la virtù e passano il tempo in banchetti e altre simili cose è naturale che siano trascinati verso il basso, e così vanno errando nella vita; mai innalzano lo sguardo verso ciò che è veramente alto, nè riescono a elevarsi o gustano una gioia pura e durevole, ma come bestie tengono sempre gli occhi rivolti in giù, e chini in terra e sulle mense si rimpinzano e si accoppiano, e per avidità di queste cose si scontrano e cozzano tra loro con corna e zoccoli di ferro, massacrandosi per la loro voracità.”
(Platone)
“Al vedere la bellezza di quaggiù, ci si ricorda della Vera Bellezza e si mettono le ali. Chi non è iniziato, o è ormai corrotto, non può slanciarsi rapidamente da quaggiù a lassù, verso la bellezza in sè, quando contempla ciò che quaggiù reca questo nome; perciò, scorgendola, non la venera, bensì si abbandona al piacere come un quadrupede che vuole solo montare e generare figli in modo dissoluto, senza intimorirsi nè provare vergogna nel perseguire un piacere contro natura.”
(Platone)
“Ogni corpo a cui l’essere in movimento proviene dall’esterno, è inanimato; invece, quello a cui proviene dal suo interno e da se stesso è animato, perché la natura dell’anima è appunto questa. Ma se è cosi, ossia se ciò che muove se stesso non può essere altro se non l’anima, allora, di necessità, l’anima dovrà essere ingenerata e altresì immortale.”
(Platone)“L’abitudine a credere, è la causa principale per cui la ragione umana è distolta dal percepire ciò che di per sè è evidente.”
(Aristotele)
“È meglio essere divisi per la Verità che uniti nella menzogna; è meglio dire la Verità che fa male, ma poi guarisce, che la menzogna che conforta e poi uccide; è meglio essere odiati per aver detto la Verità che essere amati per aver raccontato menzogne. È meglio stare soli con la Verità piuttosto che sbagliare per stare con la moltitudine.”
(Y.A. Brault)
“Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli.”
(Virginia Woolf)
“Si diventa una persona diversa quando si prende coscienza dei propri pensieri e delle proprie azioni in ogni momento.”
(Thich Nhat Hanh)
“Il significato etimologico della parola “nirvana” è “estinzione di una fiamma per mancanza di alimento”. La fiamma che deve estinguersi è l’identificazione che genera dolore, la sofferenza costante in cui vive l’uomo. L’alimento che deve venire a mancare è l’ignoranza, nel senso di non consapevolezza di sè. Nell’incapacità di comprendere l’essenza della sua anima (atman), l’uomo confonde il suo essere con il ruolo posseduto nella vita sociale e con l’immagine che da tale ruolo deriva. Egli crede che il suo essere possa venire leso dalla mancanza degli oggetti ritenuti socialmente prestigiosi oppure dall’accadere di eventi che minacciano il suo ruolo e la sua immagine. In questo modo l’anima individuale viene presa dalle passioni, dalle illusioni, dal rancore nei confronti di cose ed eventi di cui si sente privata o da cui si sente minacciata. Solo quando l’anima individuale esce dal sonno e ha il “risveglio della sapienza” e l’illuminazione, solo allora le passioni, le illusioni e il rancore svaniscono, come le immagini di un sogno al momento del risveglio. Ogni desiderio allora si estingue e con esso si estingue il dolore e l’impulso a quella reincarnazione che rinnova il dolore in una nuova esistenza. Questa estinzione di ogni desiderio, questa “suprema indifferenza”, è appunto il nirvana. L’esistenza del dolore, Buddha afferma, è una “nobile verità”, ma questo è determinato dall’ignoranza della propria natura. Colui che davvero conosce, comprende la natura irreale dei propri attaccamenti e si libera da quelli che vengono chiamati i “veleni”, ovvero le emozioni distruttive. Quando l’uomo indaga se stesso e il mondo, scopre una realtà impermanente, relativa, ed i sentimenti di gioia o dispiacere che gli possono derivare da questa, divengono per lui insignificanti: la sua mente ed il suo cuore si sostengono l’un l’altro nel liberarsi dall’illusione. La conoscenza della mente si riflette nel cuore, trasformando l’essere dell’uomo.”
(Buddha – Estinguere il Dolore)
“Guardati dall’illusione della materia; tutto ciò che è composto è perituro. Lo spirito è l’unica, elementare e primordiale unità; e ognuno dei suoi raggi è immortale, infinito e indistruggibile.”
(Buddha)
“Noi vediamo la luce in un mondo di maya, in uno stato di totale autoinganno; ma a questa condizione noi aggiungiamo altre illusioni. Perveniamo alla piena conoscenza soltanto quando ci rendiamo consapevoli del divino e delle sue manifestazioni in ogni tratto di terreno sul quale camminiamo. Diversamente, tutto sarebbe come il transito di un cieco per sale e giardini illuminati.”
(Ramayana)
“Prendere i demoni per demoni: ecco il pericolo.
Saperli cosa vana: ecco la Via.
Comprendere ciò che sono davvero: ecco la liberazione.
Riconoscerli come padre e madre: ecco la loro fine.
Ammetterli come creazione della mente: ecco che si trasformano in ornamento.
Conosciuti questi usi, il Tutto sarà liberato.”
(Milarepa)
“La Conoscenza è velata dall’ignoranza, e perciò i mortali sono ingannati.”
(Bhagavad Gita)
“Il progresso spirituale si ha coltivando una mente controllata. Non sto parlando di una mente ristretta, che reprime i suoi desideri. Sto parlando di una mente allenata che mantiene una stretta vigilanza sui sensi con la forza di volontà. La volontà è il potere di dirigere la mente, soprattutto quando all’interno di essa vi sono tendenze o pensieri contrari. La mente governa i sensi e i sensi dominano il corpo attraverso il sistema nervoso. Se la mente non è addestrata, come nella maggior parte delle persone, la volontà perde autorità e il corpo funziona in maniera ottusa. Disgraziatamente la maggior parte degli occidentali non ha pazienza. La vostra cultura insegna che tutti i desideri devono essere gratificati immediatamente. Sai che mangiare una spessa bistecca succosa fa male alla tua salute e tuttavia lo fai. La tua lingua prevale sulla tua forza di volontà. Sai che giacere con una prostituta può procurarti come guadagno addizionale una malattia, ma ci vai e lo fai perchè il tuo pene prevale sulla tua volontà. Questo è un tipo d’impotenza mentale, un’incapacità di controllare le azioni, e porta inevitabilmente all’infelicità e alla frustrazione.”
(Robert E. Svoboda)
“Bisogna invero con ogni sforzo purificare questo pensiero, il quale non è altro che il Samsara medesimo. Si diventa ciò che si pensa, questo è l’eterno mistero.”
(Maitry Upanishad)
“Libertà è la facoltà di agire seguendo la guida dell’anima, e non gli impulsi dei desideri e delle abitudini. Ubbidire all’ego conduce alla schiavitù; ubbidire all’anima conduce alla liberazione.”
(P. Yogananda)
“Considero più valoroso colui che sopraffà i propri desideri che non colui che conquista i propri nemici; perché la vittoria più dura è contro se stessi.”
(Aristotele)
“Conoscere se stessi è l’inizio di ogni saggezza.”
(Aristotele)
“È nell’interesse del tiranno di tenere la sua gente in povertà, così che non possano permettersi il costo delle armi con cui proteggersi da soli, e che siano così occupati dal lavoro quotidiano che non abbiano tempo di pensare a ribellarsi.”
(Aristotele)
“Fra gli abiti dell’intelligenza, in virtù dei quali noi raggiungiamo la verità, ve ne sono alcuni che sono sempre veri, e altri che possono indurre in errore. Il ragionamento appartiene a quest’ultimo caso, ma l’intelletto è sempre conforme alla verità. D’altronde l’intelletto è più vero della scienza; i principi non si dimostrano ma se ne percepisce direttamente la verità.”
(Aristotele)
“Tutti gli uomini, fin dalla nascita, si servono dei sensi prima che dell’intelligenza e s’imbattono anzitutto nelle cose sensibili: alcuni rimangono fermi ad esse per tutta la vita e credono che esse siano le prime e le ultime ritenendo che il dolore e il piacere che c’è in esse sia il male e il bene; in tal modo trascorrono la vita sfuggendo l’uno e rincorrendo l’altro; e chi fra loro dà una certa importanza alla filosofia, sostiene che questa sia la sapienza. Costoro sono simili a quegli uccelli pesanti che hanno avuto molto dalla terra e, resi pesanti, non riescono a volare in alto, pur avendo ricevuto le ali dalla natura. Ce ne sono altri che si sollevano un po’ dal basso, poiché la parte migliore della loro anima li spinge dal piacere alla bellezza, ma, essendo incapaci di vedere le vette e non avendo un altro punto sul quale appoggiarsi, cadono in basso, insieme con la loro parola “virtú”, verso la vita pratica, verso la scelta fra le cose terrene, dalle quali prima avevano cercato di elevarsi. E c’è finalmente una terza schiatta di uomini divini che hanno una forza maggiore e una vista piú acuta, i quali vedono con uno sguardo penetrante lo splendore di lassú e si elevano al di sopra delle nubi e della nebbia terrena e, disdegnando tutte le cose mondane, gioiscono di quel luogo vero e familiare, come un uomo che, dopo tanto vagabondare, torna alla sua patria bene governata.”
(Plotino – Enneadi)
“Ci stupiamo che nell’uomo ci sia l’ingiustizia poichè giudichiamo che l’uomo sia la cosa più preziosa del’universo e l’essere più saggio di tutti. Invece egli sta in mezzo tra gli dèi e le bestie: alcuni assomigliano agli dèi, altri alle bestie, la maggioranza sta nel mezzo. Coloro che per la loro corruzione son vicini agli animali senza ragione, trascinano e maltrattano gli uomini che sono nel mezzo: e questi, che pur sono superiori a coloro che li maltrattano, si lasciano dominare dagli inferiori poichè sono in certo modo inferiori ad essi, perchè non sono ancora virtuosi e non sono preparati a non soffrire quei mali. I malvagi comandano per la viltà dei loro sudditi. Gli uomini sono cattivi involontariamente. L’anima inferiore obbedisce al temperamento fisico ed è costretta a desiderare, ad adirarsi, ad essere umile nella povertà, orgogliosa nella ricchezza e tiranninca nei poteri. Quella superiore, resiste nelle stesse circostanze, modifica le cose piuttosto che essere modificata, sicchè ne muta alcune, altre ne tollera, ma senza peccare. Quando l’anima, cangiata dalle cose esterne, agisce come sotto l’impulso di un movimento cieco, nè l’azione nè la disposizione sua si devono chiamar volontarie; similmente avviene quando essa peggiora spontaneamente in quanto non segue sempre i suoi impulsi retti ed essenziali. Ma quando essa, nel suo impulso, prende come guida la sua propria ragione pura e impassibile, soltanto allora si deve dire che quell’impulso dipende da noi, che è volontario ed è opera nostra, che esso non viene da altro luogo se non dall’interno dell’anima pura, dal principio primo dominatore e signore, non da un’anima sviata dall’ignoranza, prostrata dalla violenza dei desideri che sopraggiungendo la conducono, la trasciano e non permettono più che in noi ci siano azioni, ma passioni. Le azioni migliori vengono da noi.”
(Plotino – Enneadi)
“Egli non è misurabile nè numerabile. Non cercarlo dunque con occhi mortali, e non credere di poterlo vedere come pretenderebbe chi suppone che tutte le cose siano sensibili e nega ciò che vale più di ogni cosa. In realtà sono proprio le cose che si credono come le maggiormente esistenti quelle che non esistono affatto. È come se alcuni, addormentati per tutta la vita, prendessero come reale ed evidente ciò che appare nei loro sogni; e se qualcuno li svegliasse, non crederebbero a quanto vedono ad occhi aperti e tornerebbero a dormire.”
(Plotino)
“L’uomo è un composto di anima e di corpo: egli può appiattirsi sulla dimensione del corpo o elevarsi a quella dell’anima. L’anima e il corpo diventano cosí due modi di essere: il primo ci rende liberi, il secondo ci accomuna alle bestie.”
(Plotino – Enneadi)
“L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio, ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere.”
(Plotino) “Non cadete in errore. L’illuminazione riguarda un processo distruttivo, non ha niente a che fare col diventare migliori o essere più felici. L’illuminazione è la demolizione di tutto ciò che non è vero. È quel vedere attraverso e oltre la facciata del pretendere. È il completo sradicamento di tutto ciò che avete immaginato essere vero.”
(Adyashanti)
“Nell’uomo l’arte della simulazione tocca il suo culmine: qui l’ingannare, l’adulare, il mentire, e il fingere, lo sparlare dietro le spalle, il rappresentare, il vivere in una magnificenza d’accatto, il mascherarsi, le convenzioni che servono a nascondere, il recitare una parte dinanzi agli altri e a se stessi: in una parola l’incessante svolazzare intorno a quella fiamma che è la vanità, tutto ciò così spesso è la regola e la legge, che niente è più inconcepibile del fatto che tra gli uomini possa emergere un impulso onesto e puro verso la verità. Essi sono profondamente immersi in sogni e illusioni, il loro occhio scivola soltanto sulla superficie delle cose e non vede che “forme”, in nessun modo la loro sensibilità conduce al vero, bastandole di ricevere stimoli ossia di giocare un gioco tattile sul dorso delle cose.”
(Friedrich Nietzsche – Verità e Menzogna)
“Il mondo è composto soltanto di maschere e non è che una miserabile commedia, un’opera cattiva, non interessante, una fiera, una sala d’azzardo, una bettola, una selva, un luogo equivoco e un manicomio. Non si vedono affatto personalità, ma solo esseri umani uniformi timorosamente celati. L’individuo si è ritirato nell’interno, da fuori non se ne vede più nulla. Essi non sono umani, ma solo compendi incarnati e per così dire astrazioni concrete. Se hanno carattere e natura propria, tutto ciò è nascosto tanto profondamente da non poter risalire alla luce del giorno. Tutti si mascherano da uomini colti, da scienziati, da poeti, da politici. Se si toccano tali maschere, credendo che si tratti di cose serie e non soltanto una farsa, si hanno improvvisamente fra le mani soltanto cenci e toppe variopinte. La maggior parte delle loro azioni non vengono dalla profondità, bensì sono superficiali. Essi non hanno due pollici di profondità; se si scava, si trova subito il vuoto della loro vera natura. Non hanno opinioni che siano personali; le prendono a prestito a mano a mano che ne hanno bisogno; e colui dal quale le attingono non è affatto un umano saggio o capace o virtuoso, è un umano alla moda. Inquieto, leggero, incostante, che assume mille aspetti diversi, un uomo incostante che non è solo un uomo, ma parecchi: si moltiplica tante volte quanti sono i suoi nuovi gusti e le sue diverse maniere.”
(Jean de La Bruyère)
“In tutti i tempi si è voluto “migliorare” gli uomini: soprattutto a questo si è dato il nome di morale. Ma sotto la stessa parola sta nascosta la massima diversità di tendenza. Sia l’addomesticamento della bestia uomo, che l’allevamento di un certo genere di umanità, sono stati detti “miglioramento”. Ma chiamare “miglioramento” l’addomesticamento di un animale è quasi una facezia per le nostre orecchie. Chi sa cosa avviene nei serragli, dubita che quivi la bestia venga “migliorata”. Essa viene infiacchita, viene resa meno nociva, diventa, grazie al sentimento depressivo della paura, grazie al dolore, alle ferite, alla fame, una bestia malaticcia. Non diversamente stanno le cose per l’uomo addomesticato, che il prete ha “migliorato”. La società, la nostra addomesticata, mediocre, castrata società, è quella in cui un uomo genuino, che giunge dai monti o dalle avventure del mare, degenera necessariamente in un criminale. Per esprimerci con una formula si potrebbe dire: tutti i mezzi, con cui l’umanità sino a oggi ha dovuto essere resa morale, sono stati fondamentalmente immorali.”
(Friedrich Nietzsche)
“Dove vi è dominio, esistono masse; dove vi sono masse, vi è il bisogno della schiavitù. Dove vi è schiavitù, gli individui sono pochi, e hanno contro di loro gli istinti del gregge. La morale è l’istinto gregario negli individui.”
(Friedrich Nietzsche)
“Gli uomini più spirituali, siccome sono i più forti, trovano la felicità personale laddove altri troverebbero la loro rovina: nel labirinto, nella durezza verso se stessi e gli altri, nel continuo mettersi alla prova. Il loro piacere sta nel costringere se stessi. In loro, l’ascetismo diventa natura, bisogno, istinto. Nella gravosità di un incarico, ci vedono un privilegio; nel giocare con i pesi che schiacciano gli altri, una forma di svago.”
(Friedrich Nietzsche)
“Nulla è fuori di noi. Ma ce ne dimentichiamo ad ogni momento.”
(Friedrich Nietzsche)
“La verità soltanto ha il potere di placare la coscienza. Fino a quando un uomo non scopre se stesso non può vedere. La sincerità è la chiave per l’auto-conoscenza ed essere sinceri con se stessi reca grande sofferenza.”
(G.I. Gurdjieff)
“La vita non è che un’ombra in cammino; un povero attore, che s’agita e che si pavoneggia per un’ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato.”
(William Shakespeare)
“Noi siamo venuti quaggiù piangendo: lo sai bene, la prima volta che sentiamo l’odore dell’aria, mandiamo un vagito e ci mettiamo a piangere. […] Appena nati piangiamo per essere venuti in questo grande teatro di pazzia.”
(William Shakespeare)
“Cos’è un uomo se tutto ciò che cava dal suo tempo non è che dormire e nutrirsi? Una bestia, nient’altro. Certo colui che ci fece con una mente così vasta, e capace di guardare indietro e in avanti, non ci dette questa virtù, questa ragione divina perché ammuffisse inusata.”
(William Shakespeare)
“Non sono io il pagliaccio ma lo è questa società mostruosamente cinica e così ingenuamente incosciente che gioca a fingere di essere seria per meglio nascondere la propria follia.”
(Salvador Dalí)
“Non dovresti curare gli occhi senza curare la testa o la testa senza curare il corpo. Così anche non dovresti curare il corpo senza curare l’anima. Questo è il motivo per cui la cura di molte malattie è sconosciuta ai medici, perché sono ignoranti nei confronti del Tutto che anch’esso dovrebbe essere studiato, dal momento che una parte specifica del corpo non potrà star bene a meno che non stia bene il Tutto.”
(Platone)
“L’anima raggiunge la pienezza della felicità quando, dopo aver calpestato tutto ciò che è vile, raggiunge l’eccelsa altezza e penetra fin nelle pieghe più riposte della natura. È allora, quando vaga tra gli Astri, che si compiace di ridere delle pavimentazioni dei ricchi. Ma tutto questo lusso dei ricchi, l’anima non può disprezzarlo prima di aver fatto il giro del mondo, di aver gettato dall’alto del cielo uno sguardo sdegnoso sulla stretta terra, ed essersi detta: È dunque quello il puntino che tanti popoli si dividono col ferro e fuoco? Quanto sono ridicole le frontiere che gli uomini stabiliscono tra di essi.”
(Seneca)
“La verità è stata in ogni tempo pericolosa compagna, un’ospite ovunque sgradita, e anche rappresentata nuda, in quanto non porta con sè nulla, non ha nulla da distribuire, e vuol essere cercata soltanto per sè. Non si può servire al tempo stesso due padroni così diversi come il mondo e la verità, i quali non hanno assolutamente nulla in comune. Un tentativo in questo senso conduce all’ipocrisia, all’adulazione, alla doppiezza.”
(Arthur Schopenhauer)
“È così: il nostro mondo civile non è che una grande mascherata. Vi si incontrano cavalieri, preti, soldati, dottori, avvocati, ecclesiastici, filosofi, e che altro ancora! Ma non sono, costoro, ciò che rappresentano: non sono altro che maschere, sotto le quali, di regola, si celano degli speculatori. Non capisco perchè mai, per riguardo verso l’altrui dabbenaggine, dovrei provare rispetto per la menzogna e per l’impostura. Ciò che io rispetto è la verità, di qualunque cosa si tratti; e, appunto per questo, non ho alcun rispetto per ciò che è contrario alla verità. La sua luce, in questo mondo, non potrà mai risplendere finchè voi continuerete a tenere le menti in catene, come state facendo.”
(Arthur Schopenhauer)
“L’inizio della teologia è la paura: se gli uomini fossero felici, non sorgerebbe mai una teologia. Nel Medioevo il popolo (cittadini e contadini) era il bestiame da soma e da ingrasso dei cavalieri e dei chierici. I primi dominavano apertamente con la forza, i secondi con la menzogna e la frode. Non sono mai mancate persone che sfruttassero il più possibile il bisogno metafisico dell’uomo, facendone la fonte del loro sostentamento. Perciò esistono in tutti i popoli i monopolizzatori e gli appaltatori del bisogno metafisico: i preti. Il loro mestiere dovette però essere dappertutto garantito con la concessione del diritto di imprimere molto presto i loro dogmi metafisici negli uomini, ancor prima che la capacità di giudizio si svegli dal suo leggero sonno del mattino, ossia nella prima infanzia: è il momento in cui qualsiasi dogma ben impresso, per quanto insensato possa essere, si fisserà per sempre. Se i preti dovessero aspettare la maturità di giudizio, i loro privilegi non potrebbero esistere. Infatti, la più sicura garanzia per un durevole possesso delle menti viene loro data dall’inestimabile privilegio di inculcare nei bambini i loro dogmi, i quali s’imprimono in loro fino a diventare una specie di secondo intelletto innato. Mediante il precoce indottrinamento, in Europa si è arrivati al punto che la credenza in un dio personale è letteralmente diventata, in quasi tutti, un’idea fissa. Già solo il presentarsi come verità rivelata è il marchio dell’inganno, e costituisce, per uno che pensi, una sollecitazione all’ostilità. Solo quando il mondo sarà diventato abbastanza onesto da non impartire lezioni di religione ai ragazzi prima del quindicesimo anno di età ci si potrà aspettare qualche cosa da esso.”
(Arthur Schopenhauer – O Si Pensa, O Si Crede)
“Ciascuno di noi sente di essere qualcos’altro da un essere creato, un giorno, dal nulla a opera di qualcun altro; e da tale consapevolezza, nasce in lui la certezza che la morte può porre termine alla sua vita, ma non però alla sua esistenza. Se avessimo indagato a fondo la nostra essenza, interamente, fino al suo intimo, troveremmo ridicolo pretendere che l’individuo sia immortale; perchè ciò significherebbe rinunciare a quell’essenza in sè per una sola delle sue innumerevoli manifestazioni. Nell’attimo della morte ci rendiamo conto che un mero inganno aveva limitato la nostra essenza alla nostra persona particolare.”
(Arthur Schopenhauer)
“Dietro alla nostra esistenza, si nasconde qualcos’altro che diventa per noi accessibile, soltanto se ci scuotiamo di dosso il mondo.”
(Arthur Schopenhauer)
“Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé, senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di se stessi.”
(Arthur Schopenhauer)
“Quanto più un individuo possiede in se stesso, di tanto meno egli necessita del mondo esterno.”
(Arthur Schopenhauer)
“Colui che si alza in un aerostato, non vede se stesso salire, ma vede la terra abbassarsi sempre più. Che significa ciò? È un mistero, che soltanto gli iniziati possono comprendere.”
(Arthur Schopenhauer)
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