L’alimentazione dei monaci shaolin

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“Sii moderato con il cibo e non gravare il tuo corpo con pesi inutili, dagli solo quello che richiede, ed esercitati nel digiuno quando è indebolito”
Ogni energia, ogni parte del creato, è indispensabile alla vita. Ogni specie vivente ha un proprio ruolo in questa gigantesca struttura cosmica, per cui c’è una sorta di sacralità che deve essere recuperata dall’uomo moderno, la sacralità di ciò che ci circonda: la sacralità dell’acqua dell’aria, del sole, non in senso pagano o panteistico, ma come visione di un progetto unico. Il “cosmo”, (che significa ordine, a cui si contrappone il termine caos, che significa dis-ordine), è il prodotto di un progetto intelligente, il cui artefice è Dio. L’universo è un progetto sano, il cui scopo è di permettere a ciascun individuo di effettuare il più avventuroso dei viaggi: la realizzazione del sé. La scoperta dell’io dell’auto-coscienza, è il traguardo di un essere umano degno di questo nome. L’equilibrio tra i macro e i micro-sistemi, all’interno del cosmo, produce un’ulteriore ordine che chiamiamo: salute, serenità e illuminazione. Esiste un’intima relazione tra il microcosmo e il macrocosmo, un’unità. Ciò che è fuori è dentro, la stessa acqua che è fuori è la stessa acqua che è dentro; la stessa aria che mobilita tutto ciò che si muove nell’universo, mobilita tutto ciò che si muove nel microcosmo del corpo; della stessa sostanza con cui sono fatte le nostre ossa, sono fatte le ossa di tutti gli altri esseri. Gli elementi solidi, liquidi e gassosi, l’energia termica, il Qi, presenti nel corpo, sono gli stessi presenti nell’universo. Per cui depauperando queste energie, depauperiamo le nostre stesse risorse. Indebolendo e degradando l’ambiente che ci circonda, degradiamo il nostro stesso ambiente fisiologico. Le nostre fonti energetiche, sono il risultato dell’interazione dei macro elementi cosmici: spazio, aria, fuoco, acqua e terra, che si aggregano sempre nella medesima sequenza, come è dimostrato dalle scienze come l’embriologia e la botanica. L’elemento gassoso è il prodotto dello spazio, l’elemento termico è l’esito dell’elemento gassoso, l’elemento liquido è generato dalla condensazione provocata dall’elemento termico, e l’elemento solido è la trasmutazione dell’elemento liquido. Creare confusione su queste macrocategorie, significa confondere la mente, i pensieri e il nostro atteggiamento nei confronti della vita, con l’immediata conseguenza della confusione nella nutrizione, che produce a sua volta, una cattiva assimilazione del Qi, che come risultato provoca patologie fisiologiche e psicologiche.

L’importanza di alimentarsi in armonia con la natura

“Non si deve mai bere vino, né mangiare carne. È contro le regole del buddismo. Coloro che vogliono imparare lo Shaolin-kung-fu devono obbedire a questo comandamento, perché il vino annulla la volontà e l’abilità, e la carne seppellisce lo spirito.”

Per assorbire il Qi dalla natura, è necessario adottare una dieta adeguata, in quanto alcuni cibi favoriscono l’assorbimento del Qi cosmico e altri lo ostacolano. I maestri raccomandano a chi intraprende il sentiero Shaolin, di alimentarsi con cibi vegetariani e di non bere alcolici, poiché la dieta vegetariana è compassionevole e la più coerente per chi pratica lo Shaolin-Kung-fu. Il cibo non solo influisce sul corpo ma anche sullo stato mentale. “La qualità del cibo che mangiamo diventa la qualità della nostra coscienza. Perciò se non cambiamo dieta non saremo in grado di cambiare la nostra coscienza.” Il cibo è una sostanza fisica composta di cinque elementi terra, acqua, fuoco, aria, etere, che nutre direttamente il livello fisico (sarira) e attraverso la sua mediazione, nutre indirettamente anche il livello mentale (manas) e quello coscienziale (citta). Il cibo nutre la forza vitale (Qi), attraverso la quale: sostiene i riflessi istintivi autonomi e stimola gli impulsi emozionali dormienti nell’inconscio, generando un particolare tipo di attività, in accordo alla natura del cibo stesso. Per esempio, alimentandosi di carne, sostanza pervasa dall’influenza della malvagità verso le altre creature, si promuovono l’aggressività e la violenza. Dal punto di vista atletico, durante la pratica del kung-fu, l’energia concentrata in una particolare parte anatomica, supera in alcuni casi l’80% in un solo movimento. Nell’esecuzione delle sequenze tao-lu, la riuscita perfetta dell’esercizio dipende dalla concentrazione di volontà e intenzione (yinian), che genera e invia al corpo una grande quantità di energia jing. Ma è importante soprattutto considerare la qualità del jing espresso nella pratica del kung-fu. L’alimentazione carnea sviluppa un jing aggressivo, violento (ossia senza logica), impulsivo e incontrollabile, mentre l’alimentazione vegetariana fornisce un jing vivace e potente, di prima qualità, facilmente gestibile, che potenzia il sistema immunitario e la struttura muscolo-scheletrica, protegge il sistema cardio-vascolare, raffina le facoltà sensoriali, e dona una capacità di ripresa tre volte superiore a quella di un soggetto con un regime alimentare a base di carne. Recenti studi hanno confermato che gli atleti vegetariani esprimono più controllo, più forza e resistenza di quelli carnivori che invece dimostrano di essere più violenti, impulsivi e incostanti. Anche nel laboratorio della natura constatiamo questa realtà; per lavorare l’uomo non utilizza i più potenti predatori della terra come i leoni o le tigri, ma i mansueti animali erbivori come elefanti e tori, perché sono più forti. Il mito diffuso che nutrirsi con proteine d’origine animale (carne, uova e pesce), generi un corpo forte e robusto è falso. Questa abitudine errata, porta invece a superare le esigenze proteiche dell’organismo, promuovendo lo sviluppo di una struttura corporea grossolana, espressione di una crescita accelerata e innaturale, più esposta all’azione tossica dei residui proteici non digeriti, che provoca una maggiore disposizione alle malattie infettive e a patologie cardio e cerebro-vascolari. L’esperienza clinica conferma infatti, un aumento delle difese immunitarie su soggetti passati ad una dieta latteo-vegetariana.

La compassione dei discepoli di Buddha

“Il saggio ha il cuore unito alla natura, e con la saggezza vive in modo che tutti possano vivere.”

Per ottenere la carne è sempre necessario ferire o uccidere, e una persona nobile non desidererà infliggere sofferenza ad altri solo per soddisfare la sua lingua. Inoltre i monaci Shaolin imparano a combattere dagli animali, come potrebbero mostrarsi così ingrati verso questi “maestri della natura” da arrivare ad ucciderli? Mangiare carne è senza alcun dubbio un’azione violenta e quindi non conforme al buddismo. La dottrina buddista insegna: “Due pilastri sostengono il grande edificio del buddismo: grande saggezza (maha-prajna) e grande compassione (maha-karuna). La saggezza scorre dalla compassione e la compassione dalla saggezza, perche sono una cosa sola”. Il primo precetto buddista ingiunge: “Non uccidere, anzi mantieni e tutela ogni forma di vita“, e i Testi del buddismo Mahayana sostengono che: “Mangiare la carne spegne il seme della grande compassione.” Buddha nella sua vita personificò questo oceano di compassione, con la scelta vegetariana che aveva un ruolo essenziale nella saggezza che predicava. Un poema attribuito a Lui afferma: “Le creature senza piedi hanno il mio amore. E così (lo hanno) quelle a due piedi; e anche quelle a molti piedi. Possano tutte le creature, tutte le cose che hanno vita, tutti gli esseri di qualsiasi specie, non vedere mai niente che li possa danneggiare. Possa non accadere loro mai nulla di male.” I Suoi primi biografi riferiscono che considerava il desiderio di mangiare carne “una pulsione nata dall’ignoranza (trishna).” I racconti Jataka, insegnano che tutti gli uomini, prima o poi hanno avuto corpi di animali e che tutte le creature hanno la facoltà di raggiungere l’illuminazione in una nascita futura, per cui uccidere un animale è un atto esecrabile quanto uccidere un essere umano. Tutti i sutra buddisti come il Lankavatara, il Surangama e il Brahmajala, per nominarne alcuni, appoggiano il vegetarianesimo. Nel Lankavatara-sutra per esempio il Signore Buddha afferma: “Per il bene dell’amore e della purezza, il bodhisattva (l’anima illuminata) dovrebbe astenersi dal mangiare carne, che è generata dal seme, dal sangue, ecc. Per non incutere terrore agli esseri viventi, il bodhisattva, che si sottopone a una disciplina per raggiugere la compassione, si astenga dal mangiare carne. … Non è vero che la carne sia un cibo adatto e permissibile, quando non si è i diretti responsabili dell’uccisione dell’animale, quando non si ha ordinato agli altri di ucciderlo, quando non è stato ucciso appositamente per noi. … Di nuovo, ci saranno persone in futuro che… sotto l’influenza del desiderio di carne (trishna), metteranno insieme molte argomentazioni sofisticate, e in tanti modi diversi, per difenderne il consumo. … Ma … il mangiare carne in qualsiasi forma, e in qualsiasi luogo è incondizionatamente e una volta per tutte proibito. … Non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetto ora, e non lo permetterò in futuro….”

Inoltre, nel Surangama-sutra afferma: “E` per sfuggire alle sofferenze della vita e per cercare di raggiungere il samadhi (la perfezione mistica), che si pratica dhyana (la meditazione). Ma perché infliggere sofferenza agli altri, quando noi stessi cerchiamo di sfuggirla? A meno che non possiate controllare la mente in modo tale da placare anche solo il pensiero di un atto brutale e dell’uccidere, non sarete mai in grado di sfuggire ai legami della vita in questo mondo. Dopo il mio parinirvana (illuminazione ultima) nell’ultimo kalpa (era) si incontreranno ovunque diversi tipi di fantasmi che inganneranno la gente e insegneranno che si può mangiare la carne e raggiungere lo stesso l’illuminazione. … Come può un bhikshu (colui che cerca), che spera di imparare a liberare gli altri, vivere della carne di esseri senzienti?” Una descrizione della missione di Buddha compare nelle opere di Jayadeva Gosvami, famoso maestro spirituale e poeta della fine del dodicesimo secolo. Nel suo popolare cantico devozionale Gita-Govinda, scritto in omaggio alle dieci principali incarnazioni di Dio, Jayadeva scrisse: “O mio Signore! O Persona Suprema! Tutte le glorie a Te! Per tua grande compassione sei apparso nella forma di Buddha per condannare i sacrifici di animali raccomandati nei Veda.” Le ingiunzioni di Buddha misero fine a questa macellazione incontrollata di animali, e il buddismo indiano autentico viene tutt’ora ricordato per la sua enfasi sulla non violenza e il rispetto di tutte le forme di vita. I movimenti buddisti contemporanei, come il Buddhists Concerned for Animal Rights, si danno da fare per ristabilire i principi vegetariani nella tradizione buddista. E alcune branche del buddismo, come l’Ordine Shaolin e la setta Cao-Dai, che ha avuto origine nel Vietnam del sud, vantano ora due milioni di seguaci, tutti vegetariani. L’ahimsa, il rispetto per la vita in tutte le sue forme, è rimasta il pilastro di sostegno di tutte le scuole di pensiero religioso orientale, e del buddismo in particolare.

Non fare agli altri…

“Gli altri sono noi, noi siamo gli altri. Come ci poniamo verso la vita, la vita si pone verso di noi”

La dottrina buddista, prescrive dunque ai monaci Shaolin un regime alimentare interamente vegetariano, perché il saggio non vive a spese della vita altrui, eppure la natura gli fornisce tutto ciò di cui ha bisogno. La violenza sugli animali non è soltanto una questione di etica astratta o di sentimentalismo religioso, infatti, secondo le leggi della natura, si raccoglie ciò che si semina. Per armonizzarsi con la natura e beneficiare della sua energia, è necessario rispettarla, e chi sceglie di essere violento verso di lei, riceverà in cambio solo reazioni violente. In accordo ai Veda chi uccide gli animali direttamente o indirettamente (per esempio acquistando carne), ne riceverà una reazione precisa, qualcosa che va al di là degli scrupoli morali e dei rimorsi di coscienza. Si dice: “Ciò che semini raccogli”, questo inesorabile ciclo di azioni e reazioni è chiamato in sanscrito: “Legge del karma.” Uccidere altri esseri viventi e mangiarne la carne, significa agire in modo disarmonico con le leggi della natura, perciò provoca indubbiamente un accumulo di karma negativo. La reazione destinata non si manifesta immediatamente, ma nel corso del tempo, nella forma di malattie, incidenti e violenza. Molti recenti rapporti medici e scientifici infatti, hanno dimostrato chiaramente la relazione che c’è fra diete a base di carne e “killer” implacabili come il cancro e le malattie di cuore. Per eliminare la sofferenza nostra e altrui dal mondo e per evitare morti inutili, i monaci Shaolin aderiscono al principio buddista: ahimsa paramo dharmah (“la non violenza è il supremo dovere dell’essere umano”). Gli spiritualisti hanno il dovere di insegnare con il loro esempio, il rispetto e la compassione per l’intera creazione, perché è sulla compassione universale che si basa la vita spirituale, perciò come può uno spiritualista essere crudele? I maestri Shaolin concludono: “La nostra preoccupazione per le creature di Dio, è fondata sulla visione spirituale, che Damo ci ha insegnato, questa visione di uguaglianza universale è la chiave per poter rispettare ogni forma di vita, ed è un impegno che rimane incrollabile in ogni circostanza.

FONTE:http://www.emotionartsacademy.org/menu.htm

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